Affitti più bassi per frenare gli sfratti
Sindacati e inquilini, presidio il 26

«Una grande mobilitazione nazionale, con iniziative in molte città, Bergamo compresa, è quella in programma venerdì 26 ottobre sotto il titolo di "Abbassare gli affitti per fermare gli sfratti"»: lo scrivono i sindacati e l'Unione Inquilini.

«Una grande mobilitazione nazionale, con iniziative in molte città, Bergamo compresa, è quella in programma venerdì 26 ottobre sotto il titolo di "Abbassare gli affitti per fermare gli sfratti", con la quale i sindacati inquilini intendono porre al centro dell'attenzione la drammatica situazione abitativa nel nostro Paese, che ha ormai raggiunto livelli non più accettabili». Lo scrivono Sicet Cisl, Sunia Cgil, Uniat Uil e Unione Inquilini in un comunicato stampa che continua così:

«Con la fase acuta della crisi, particolarmente cruenta in questi mesi, si sta infatti allargando a dismisura la fascia sociale colpita dalle difficoltà di accedere o poter continuare a mantenere un alloggio in affitto. Gli elementi che descrivono molto bene questo allarme possono essere riassunti dai provvedimenti di sfratto, dalle richieste di un alloggio di edilizia pubblica e da quelle per il contributo all'affitto».

«La morosità oggi è la principale causa dei provvedimenti di sfratto, determinata essenzialmente da una forte divaricazione tra la capacità reddituale della domanda e i prezzi delle locazioni, mentre è residuale la motivazione della finita locazione e della necessità della proprietà. La dimensione del problema è ampia, se non si interviene per invertire il trend nei prossimi tre anni saranno interessate altre 250.000 famiglie, oltre alle 150.000 attuali». Secondo il ministero degli Interni nel 2011 in Italia le nuove sentenze di sfratto risultano essere state circa 64.000, di cui 56.000 per morosità; le richieste di esecuzioni con la forza pubblica sono state oltre 123.000, di cui ben 29.000 eseguite, tanto che ogni giorno in Italia circa 140 famiglie sono sfrattate dalla forza pubblica».

«A Bergamo i dati indicano quasi 1.234 nuove sentenze emesse, con un aumento del 19% rispetto al 2010, 1.459 le richieste di esecuzione forzata (+ 17%) e 481 gli sfratti eseguiti con l'uso della forza pubblica (+4%). Queste cifre drammatiche sottolineano l'impatto della crisi, e stridono con l'assoluta assenza di politiche abitative pubbliche, che siano capaci di garantire il passaggio da casa a casa, ma anche di affrontare il tema del caro affitti e della precarietà abitativa».

«La manifestazione di protesta vedrà tutte le sigle sindacali unite in un presidio davanti al Comune di Bergamo. In seguito, venerdì 23 novembre, l'iniziativa dei sindacati proseguirà con un presidio davanti al Ministero delle Infrastrutture. Nel corso dello stesso le segreterie nazionali unitariamente chiederanno un incontro al Governo per sollecitare una risposta alla piattaforma, che propone misure urgenti su fiscalità, sfratti, piano città e politiche dell'intervento pubblico, ma chiede anche un cambiamento di prospettiva dell'azione pubblica sul sistema abitativo, inteso quest'ultimo come dotazione infrastrutturale del Paese, per assicurare coesione sociale e territoriale e promuovere crescita economica ed occupazionale».

«"Negli ultimi anni anche in bergamasca si sono sperimentate lotte e mobilitazioni in difesa del diritto all'abitare nei confronti dell'amministrazione comunale di Bergamo sulla questione applicazione Imu agli alloggi popolari esistenti nel comune di Bergamo e di proprietà dell' Aler con esito (non del tutto) soddisfacente tale da farci continuare con la mobilitazione degli inquilini assegnatari delle case popolari; e nei confronti delle associazioni che rappresentano la proprietà edilizia per la revisione degli accordi territoriali e stabilire nuovi valori per la determinazione in riduzione dei canoni di locazione - dicono Roberto Bertola, segretario generale di Sicet Cisl Bergamo, Pietro Roberti, segretario generale di Sunia-Cgil Bergamo e Fabio Cochis, segretario generale di Unione Inquilini -; tali iniziative sono riuscite a fermare o rinviare alcuni sfratti, ma tanti vengono ancora eseguiti nel disinteresse generale"».

«"Questo tsunami sociale non riesce purtroppo a smuovere un'iniziativa politica nazionale e, spesso, la generosa attività delle organizzazioni sindacali o delle associazioni resta relegata alle cronache locali. Le politiche abitative degli ultimi governi hanno assecondato gli interessi delle lobby della rendita e della speculazione, secondo una logica del tutto estranea alla necessità di garantire a tutti il diritto alla casa. Se la questione sfratti non diventa una questione nazionale - concludono Bertola, Roberti e Cochis -, non potrà mai entrare nell'agenda politica"».

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