Morto Corrado Faissola
banchiere e uomo tutto d'un pezzo

«Un uomo straordinario, tutto d'un pezzo». Lo ricordano così a Bergamo Corrado Faissola. Il presidente del consiglio di sorveglianza del gruppo Ubi è morto giovedì sera 20 dicembre agli Spedali Civili di Brescia dopo lunga malattia.

«Un uomo straordinario, tutto d'un pezzo». Lo ricordano così a Bergamo Corrado Faissola. Il presidente del consiglio di sorveglianza del gruppo Ubi è morto giovedì sera 20 dicembre agli Spedali Civili di Brescia dopo lunga malattia. Aveva 77 anni. I funerali saranno celebrati sabato mattina alle 10 nel Duomo di Brescia. Ma non sarà solo la città della Leonessa a stringersi attorno al dolore della moglie e delle due figlie.

Faissola ha attraversato la storia del mondo bancario italiano, con una tappa importante a Bergamo ai vertici della Provinciale Lombarda prima e di Ubi due decenni più tardi e con una carriera arrivata alla guida del sistema con la presidenza dell'Abi, l'associazione delle banche italiane, ricoperta dal 2006 al 2010. Faissola, uno degli uomini simbolo del mondo bancario bresciano, che iniziò a frequentare nel 1987 come consigliere delegato del Credito Agrario Bresciano, amico fra gli altri di Giovanni Bazoli, era di origini liguri, dove era nato il 10 gennaio 1935 e dove si era laureato in Giurisprudenza nel 1958, e di formazione piemontese, dove lavorò per 24 anni nell'Istituto bancario Sanpaolo di Torino arrivando a ricoprire ruoli di alta direzione. E fu proprio il Sanpaolo che nel 1984 mandò Faissola a Bergamo, dove rimase per tre anni a guidare come amministratore delegato e direttore generale l'allora Banca Provinciale Lombarda, acquisita dall'istituto torinese. Fu il primo incontro con il mondo imprenditoriale e bancario bergamasco che oggi lo ricorda con un filo di commozione come grande banchiere ma anche come amico.

«Lo conobbi allora», ricorda il presidente del consiglio di gestione di Ubi, Emilio Zanetti. «Aveva una grandissima preparazione professionale, tanto che venne chiamato a ricoprire il ruolo di presidente dell'Abi in rappresentanza di tutto il sistema bancario: fu il riconoscimento unanime delle sue capacità». Sul piano personale i tratti che lo distinguevano erano «un carattere forte e l'estrema correttezza».

«La nostra conoscenza - prosegue Zanetti - divenne più approfondita nel 2006 in occasione delle trattative che portarono poi alla fusione tra l'allora Bpu e la Banca Lombarda e Piemontese». L'unione dei due istituti in Ubi divenne poi operativa il 1° aprile del 2007. Zanetti assunse la presidenza del consiglio di gestione e Faissola era al suo fianco come vice. L'anno successivo, a maggio del 2008, Faissola assunse la presidenza del consiglio di sorveglianza, in seguito alle dimissioni del predecessore Gino Trombi. «Abbiamo avuto un rapporto di particolare stima reciproca e fattiva collaborazione per definire tutti i problemi relativi a un'operazione complessa come è stata l'integrazione di due gruppi bancari importanti», prosegue Zanetti. Nelle vesti di presidente del consiglio di sorveglianza, Faissola ha avuto accanto a sé un altro bergamasco, Giuseppe Calvi, che pure l'aveva conosciuto ai tempi della Provinciale Lombarda. «Iniziai già allora ad apprezzare le sue capacità e la dirittura morale: era un uomo che non cedeva a compromessi, tutto d'un pezzo, con una visione molto morale delle cose, un gentiluomo vecchio stampo», sottolinea Calvi. Il giudizio si è via via consolidato durante l'esperienza in Ubi: «Era un uomo straordinario. Ha lasciato un segno importante. Anche come presidente dell'Abi è stato un uomo capace di coniugare l'ovvia necessità di comprendere tutte le situazioni, anche politiche, senza tuttavia mai piegarsi a compromessi non degni».


Per saperne di più leggi L'Eco di Bergamo del 22 dicembre

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