InvidiaUomo cambia indirizzo
Nuovo polo a Pradalunga

Entrerà in funzione nei primi giorni di aprile il nuovo polo logistico e deposito di InvidiaUomo, il marchio della famiglia Valoti che si occupa di camicie, ma anche pantaloni, cinture e cravatte.

Entrerà in funzione nei primi giorni di aprile il nuovo polo logistico e deposito di InvidiaUomo, il marchio della famiglia Valoti che si occupa di camicie, ma anche pantaloni, cinture e cravatte. Da una palazzina di 3 piani di Cornale l'azienda si sposta verso il fiume di Serio, ma restando sempre nella frazione di Pradalunga: si tratta di un'area di 4 mila metri quadrati costata alla famiglia Valoti un investimento di ben 2 milioni di euro. «Un pazzo a "spendere" in questo periodo? - sorride Paolo Valoti -. Non credo, anzi, sta proprio nella mia filosofia: gli investimenti si fanno nei momenti difficili, così quando spunta il sole si è già pronti».

Vecchio leone, Paolo Valoti, che tende a sottolineare: «Ormai è in mano ai miei bravi figli», ma intanto in testa ha tutti i numeri e in azienda non si perde un giorno. «Ho iniziato questo lavoro 40 anni fa, nella stanza del mio primo figlio che aveva tre anni: avevo messo quattro macchine da cucire e qui la sera realizzavo, aiutato da alcune signore della zona, le prime camicie». Ma Valoti arriva da tutt'altro: «Ero il responsabile di qualità dei magazzini in un'azienda che si occupava di interni di plastica, a Pradalunga, ma ero stanco di fare il dipendente». Allora un amico, che aveva iniziato a produrre grembiuli da casa, gli ha dato l'idea che è diventata un'impresa familiare plurisfaccettata.

Il marchio più giovane è infatti InvidiaUomo, in mano al figlio Luca, vera e propria catena di negozi. «Siamo arrivati in otto anni a una cinquantina, con punti vendita in tutta Italia ma anche in Olanda, Slovenia, Svezia, Russia e Ucraina». La produzione si sviluppa nel nuovo polo di Giza, a sud del Cairo, aperto nel 2011 e con una settantina di dipendenti, e nello stabilimento in Romania, avviato 16 anni fa, con 160 dipendenti e 1.200 camicie al giorno: «Vendiamo 170 mila capi l'anno, con l'obiettivo di arrivare quest'anno a una sessantina di punti vendita, estendendoci in Russia, Svezia e Germania - continua Valoti -. Se non ci fosse stata la crisi, saremmo già a settanta negozi».

Ma InviadiaUomo è solo una fetta dell'«impero» di Valoti: il fondatore si occupa della V&V Italian Style di Alzano Lombardo, con 62 dipendenti e una produzione di camicie, tra cui la nota etichetta Sonrisa, pezzi di fascia medio-alta, in cui spicca anche la fetta di mercato del fatto a mano. «È un prodotto made in Italy, ma sempre meno competitivo e sempre più difficile, dati i costi. Lo ammetto, il 2013 lo vedo nero, ma io continuo a investire e l'azienda continua a crescere, cercando nuovi mercati di sbocco, Russia in primis». Questo mentre il fatturato è stabile: nel 2012 si è assestato sui 18 milioni di euro (con la quota estera in crescita, 8 milioni V&V e 9 InviadiaUomo) con una produzione annua complessiva di camicie di 400 mila pezzi, di cui 70 mila sono Sonrisa, tutte realizzate in Italia.

«Con questo brand siamo già presenti in Svezia e Norvegia, ma l'obiettivo nel prossimo biennio è soprattutto la Germania. Abbiamo previsto un investimento di 3 milioni sui 5 anni, aumentando la produzione di camicie, aprendo uno spazio direttamente in loco, con sede logistica e magazzini». E chiedendogli di nuovo perché proprio la Germania, lui è molto schietto: «Molto semplice: sono forti economicamente, amano lo stile italiano e, soprattutto, sono una nazione popolosa». E il pragmatismo orobico qui non fa una piega.

Fabiana Tinaglia

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