Ancora troppo il «nero» tra le badanti
I sindacati: alziamo le deduzioni

Poco più di 10.000 i lavoratori iscritti all’Inps per oltre 60 mila casi di bisogno: «Serve un aiuto fiscale alle famiglie che hanno bisogno di assistenza per far emergere il tanto “nero” che ancora assilla il settore, con costi sociali e economici assolutamente ingenti».

Fisascat Cisl di Bergamo lancia sul piatto della campagna elettorale un tema di sicura presa, anche alle latitudini orobiche, dove, a fronte di una popolazione anziana di oltre 300.000 cittadini, si può facilmente stimare che siano più di 60.000 i non autosufficienti. Se si aggiungono gli anziani che vivono soli o quelli che per motivi «passeggeri» hanno bisogno di sostegno, si può facilmente comprendere come il problema dell’assistenza sia uno degli aspetti più importanti nella discussione politica e sociale.

In provincia di Bergamo sono regolarmente registrati all’Inps 10.509 rapporti di lavoro di «badantato», con 10.926 lavoratori regolarmente retribuiti. «Facendo conto di quanti posti siano coperti dalle Rsa e da quanto può effettivamente restare in carico alla famiglia, è naturale pensare che il doppio del regolare sia comunque irregolarmente attivo nelle case bergamasche. In qualche modo lo dimostrano anche i dati delle vertenze aperte».

Infatti, le residenze sanitarie assistenziali rispondono al 19% della domanda; l’assistenza domiciliare copre un altro 25%. Ma la parte più consistente del lavoro di cura è affidato a badanti che si occuperebbero di quattro anziani su dieci. Con un impegno di spesa che grava interamente sulle famiglie, stimato di oltre 15mila euro annui.

«Le famiglie spesso agiscono nell’illusione di ”risparmiare” sui contributi e si affidano a contratti in nero con badanti spesso irregolari senza permesso di soggiorno; in questo modo non c’è garanzia di assistenza di buona qualità, e si espongono ad una vertenzialità al termine del rapporto di lavoro».

La Regione Lombardia ha cercato di muovere alcuni passi, promulgando la legge 15 del 2015, «Interventi a favore del lavoro di assistenza e cura degli assistenti familiari», nella quale si possono ritrovare spunti cari alle sigle sindacali che da tempo si battono per una regolamentazione del lavoro di cura e per un intervento di sostegno alle famiglie. Si parla di albo, di formazione e di contratto collettivo di lavoro.

«Tutto assolutamente condivisibile, ma se la situazione a distanza di tre anni è ancora ferma ai dati di un terzo emerso e due terzi sommerso, forse servono stimoli nuovi, ma non possiamo accettare il fatto che la metà delle persone che si prende cura dei nostri affetti lavora in nero.. È necessario trovare un compromesso». Al momento, le uniche agevolazioni sulle quali possono contare i datori di lavoro domestico sono la deduzione dal reddito dei contributi versati, fino a 1.549 euro all’anno, e la detrazione del 19% delle spese per badanti fino a 2.100 euro, se il reddito non supera 40mila euro, con un risparmio d’imposta massimo di 399 euro. «Benefici ancora troppo limitati rispetto agli oneri sostenuti dalle famiglie. Serve un intervento legislativo che ampli maggiormente le possibilità di deduzione del costo del lavoro domestico. Questo favorirebbe anche l’emersione di molti irregolari».

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