«Commessa da 15 anni, ho perso il lavoro
Vogliono solo tirocinanti a basso costo»

La lettera: «Negli ultimi due mesi ho avuto due contratti da un mese ciascuno. So fare il mio lavoro, parlo bene l’inglese e sono disposta a lavorare anche di domenica, ma negozi e supermercati preferiscono tirocinanti giovanissime».

«Sono una giovane donna di più di 30 anni – scrive la lettrice, che preferisce non vedere pubblicate le proprie generalità – e la mia storia sicuramente è una storia come tante. Ho svolto per quasi 15 anni il lavoro di commessa quasi sempre con contratto a tempo determinato. Da lunedì 2 novembre mi sono ritrovata a dover nuovamente cercare lavoro… ma stavolta la fine del contratto che avevo è stata una delusione più forte di quelle precedenti».

«Ho lavorato per due mesi (con due contratti di un mese) tramite agenzia interinale in un supermercato fuori dalla provincia. Già dall’inizio il contratto mi sembrava poco chiaro in quanto, al momento delle firma, mi hanno detto che avrei dovuto fare circa 5 giorni di formazione per imparare il mestiere in un’altra loro filiale, purtroppo mi serve lavorare e ho accettato questa trasferta per altro a spese mie. Il primo giorno di lavoro i nostri futuri responsabili ci hanno detto che la formazione sarebbe durata tre settimane (sempre a spese nostre)… purtroppo era l’unico lavoro che mi era stato offerto perciò ho ingoiato l’amaro boccone, mi sono alzata alle 5 del mattino tutti i giorni per raggiungere il posto di lavoro».

«Finita la formazione inizia l’allestimento che, come sapevo, avrebbe previsto turni massacranti e pesanti… passa un mese e ho il primo rinnovo del contratto. Arrivano i primi di ottobre e il mio ruolo viene sempre più emarginato… io e altre colleghe non siamo coinvolte nella vita lavorativa del supermercato ci fanno stare in cassa con turni massacranti».

«Arriva veloce come non mai il 30 del mese (il contratto scadeva il 31 ottobre ma essendo sabato una risposta andava data il venerdì) chiamo per ben 13 volte l’agenzia interinale da quale dipendevo, ma nulla, non rispondono, mando una mail in cui chiedo che ne sarà di me…finalmente arriva la risposta: l’azienda ha deciso di non prorogare il contratto. In questo modo così freddo e lapidario dicono a me e ad altri che noi non serviamo...»

«Mi rimetto perciò di buona lena a cercar lavoro tramite i soliti siti (gestiti comunque da agenzia interinali) e, devo essere sincera, ho gia fatto alcuni colloqui. Ma ciò che offrono è assurdo c’è chi mi ha offerto di lavorare in nero, a cui ho detto sì, chi mi ha offerto un contratto di una settimana, a cui ho detto sì, chi mi ha offerto di andare a fare formazione a Milano, a cui ho detto si…nessuno, e dico nessuno, si è più fatto sentire. Nel curriculum scrivo che sono disposta a lavorare la domenica, part time, full time, con orari dei centri commerciali (per cui ho sempre lavorato) ma nulla… vogliono solo ragazzine, sì, ragazzine perché se si va a fare due passi i negozi vogliono solo tirocinanti, o meglio, far lavorare le persone senza pagarle».

«Io non voglio smettere di credere in questa società, ma sono portata purtroppo a farlo… cosa ho io in meno della altre ho esperienza, non mi sono mai lamentata nemmeno quando dovevo pulire i bisogni dei cani fuori dalle vetrine del negozio… conosco bene la lingua inglese e so fare il mio lavoro… come me tante altre. Dobbiamo forse imparare appena ci offrono un contratto del cavolo a denunciare a fare sentire la nostra voce, a far sentire quanta passione ci mettiamo nel fare il nostro lavoro?».

«Cari i miei datori di lavoro – conclude – date la possibilità anche alle commesse un po’ più stagionate di lavorare per voi, sono motivate conoscono il lavoro e sono sicura non vi deluderanno. Sono una bergamasca che ama la sua città ama via XX Settembre e lavorare nei centri commerciali e, vi giuro, voglio continuare a crederci…».

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