Confindustria Bergamo sulla riapertura
«Servono regole e massima sicurezza»

«Bisogna ripartire nella massima sicurezza». Confindustria Bergamo si prepara alla riapertura delle attività, ma sceglie la prudenza.

«I tempi li detterà il governo: dobbiamo pensare prima di tutto alla salute dei lavoratori e delle loro famiglie», sottolinea il vicepresidente con delega a Lavoro e Relazioni industriali Agostino Piccinali, che è anche chief financial officer (direttore finanziario) e consigliere di Scame Parre Spa.

L’associazione degli industriali, che conta 1.232 imprese iscritte per oltre 78 mila dipendenti, sta lavorando in accordo con i sindacati provinciali e l’Agenzia di tutela della salute a un’integrazione del Protocollo per la sicurezza nei luoghi di lavoro firmato a livello nazionale il 14 marzo scorso, una sorta di prontuario territoriale. Il documento nazionale già dettagliava in tredici punti i comportamenti da tenere, dalle modalità di ingresso in azienda all’uso dei dispositivi di protezione individuale, dalla sanificazione dei locali alla gestione delle mense e degli spazi comuni con il rispetto della distanza di almeno un metro fra le persone.

Poi c’è il problema degli stili di vita fuori dagli ambienti di lavoro. «Le poche aziende che stanno lavorando seguono regole abbastanza rigide - sottolinea Piccinali - ma cosa succede prima e dopo l’ingresso dei dipendenti in azienda? Sindaci, associazioni datoriali, sindacati, tavolo Ocse provinciale dovranno confrontarsi, per esempio, su trasporti pubblici e spostamenti casa-lavoro, altrimenti quello che si fa in azienda per prevenire i contagi rischia di essere vanificato dai comportamenti individuali all’esterno delle fabbriche»

.L’altra parola chiave è burocrazia: «Bisogna snellirla: più snello sarà l’iter per i finanziamenti, che dovranno per forza poggiare sul sistema bancario, meglio sarà per tutti. E per i prestiti coperti da garanzia al 90%, speriamo che non sia quel 10% di differenza a rallentare tutto».

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