Cresce l’occupazione stabile:
non sono precari 4 contratti su 10

Il mercato del lavoro è diventato più «stabile» nel primo semestre del 2015. Da gennaio a giugno sono passati da tre a 4 su 10 i nuovi contratti a tempo indeterminato che sono sottoscritti o vengono trasformati.

Emerge dai dati dell’Osservatorio Inps sul precariato: la «quota di assunzioni con rapporti stabili sul totale dei rapporti di lavoro attivati/variati», cresce dal 33,6% del primo semestre 2014 al 40,8% dei sei mesi 2015.

Effetto del Jobs Act, come sottolinea prontamente il premier Matteo Renzi, che parla della riforma come di una «occasione da non perdere, soprattutto per la nostra generazione» e indica i dati Inps come la dimostrazione che «siamo sulla strada giusta contro il precariato».

Una spinta ad assumere senza scadenze (+36% nel settore privato rispetto allo scorso anno, a 952.359) e a stabilizzare i contratti già attivi (331.917 le trasformazioni a tempo indeterminato del primo semestre, +30,6% rispetto al 2014) è arrivata anche dalla decontribuzione per tre anni introdotta con la legge di Stabilità per i contratti stipulati quest’anno, pensata proprio per sostenere da un lato il Jobs Act e per rendere i contratti stabili più convenienti degli altri. Una misura che sta funzionando e che l’esecutivo sta studiando come prorogare per il prossimo anno.

La sede della rimodulazione degli sgravi, che potrebbero concentrarsi sulle regioni del Mezzogiorno, sarà la legge di Stabilità che il governo ha già messo in cantiere. E che dovrebbe contenere anche la flessibilità in uscita per rendere più «morbida», senza snaturarla, la legge Fornero sulle pensioni.

Anche questo intervento, come ha detto più volte il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, potrebbe avere un effetto sull’occupazione, favorendo quel «ricambio generazionale» chiesto a gran voce anche dalle imprese.

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