«Giù le mani dai soldi per il sociale»
Cre e asili a rischio, per oltre 2 milioni

A Bergamo 2milioni e mezzo di euro in meno. A rischio servizi come il Sas, gli Asili nido e i Cre.

Si alza forte la protesta dei pensionati Cisl contro il provvedimento del Ministero dell’Economia che ha deciso il drastico ridimensionamento del Fondo Nazionale Politiche Sociali (FNPS) e del Fondo sulla Non Autosufficienza (FNA). I delegati della Fnp Cisl di Bergamo, riuniti a congresso, hanno infatti approvato all’unanimità un ordine del giorno nel quale si chiede «al mondo della politica di attivarsi per rivedere un provvedimento inopportuno e inaccettabile destinato a conseguire incontrollati effetti regressivi nell’intero tessuto sociale; ai Sindaci dei comuni bergamaschi di intervenire concretamente per difendere il Fnps nella sua consistenza originaria in quanto strumento funzionale che ha contribuito alla coesione delle nostre comunità; alla Cisl nelle sue articolate strutture (ma in primo luogo alla Segreteria nazionale) di promuovere ogni forma di mobilitazione per contrastare un atto tanto grave da incidere pesantemente nella carne viva della solidarietà e del diritto dei cittadini ad assicurarsi una risposta certa di fronte al bisogno conclamato».

Di fatto, il nuovo provvedimento ha impoverito di altri 50 milioni il Fondo Nazionale dell’Assistenza, che dovrebbe sostenere misure a favore di disabili e anziani con gravi patologie, mentre il Fnps, istituito per finanziare la rete di protezione dei servizi sociali del territorio, è stato ridotto del 70%, passando dai 311 milioni dello scorso anno agli attuali 99. In soldoni, ai comuni bergamaschi mancherà qualcosa come 2 milioni e mezzo di euro, e questa riduzione, secondo l’ordine del giorno della Fnp, «comporterebbe come conseguenza l’effetto di togliere ai Comuni il sostegno alla programmazione dei Piani di Zona, lo strumento che risponde in modo adeguato ai bisogni di sostegno di ampie e consistenti categorie di cittadini, in particolare alle famiglie, ai minori, agli anziani: si prospetta quindi una situazione di vera e propria macelleria sociale che graverà ancor più sulla coesione del territorio a seguito della chiusura di servizi o con l’innalzamento degli oneri a carico dei cittadini, tramite la fiscalità locale o la compartecipazione».

Per farsi un’idea di quello di cui si parla, si pensi che i servizi che traggono linfa dai finanziamenti nazionali sono, tra gli altri, il Sad, che interessa oltre 3000 utenti; gli asili nido, dove sono iscritti più di 5000 bambini, ma anche i Cre, cui partecipano circa 60.000 ragazzi ogni estate.

Tutti questi servizi, avvisano dalla Fnp Cisl, «saranno ridotti per non pesare sulle tasche dei cittadini o mantenuti alzando la tassazione locale». Da anni, secondo il dipartimento welfare dalla CISL di Bergamo, i comuni bergamaschi fronteggiano il continuo impoverirsi dei trasferimenti senza alzare le tasse locali. Infatti, anche nell’ultima rilevazione, rispetto alla spesa complessiva, i fondi per il sociale hanno mantenuto un livello costante. In tutta la provincia, i trasferimenti sono diminuiti del 33%, mentre le tasse e le imposte locali sono aumentate del 19. La spesa complessiva di comuni e enti sovraccomunali è scesa del 2,82% e quella per i servizi sociali dell’1,99, ma la «propensione sociale» in terra bergamasca (è cioè il rapporto tra spesa generale e welfare) è aumentata dello 0,2%, a testimonianza di sforzi e impostazione «politiche» ben radicate sul territorio.

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