Industria nel tunnel: 5.843 licenziamenti
+72% rispetto allo scorso giugno

Nonostante qualche timido segnale di ripresa, l’industria lombarda non riesce a vedere la fine del tunnel della crisi. Sono 1.633 le aziende che anche nel secondo semestre 2014 hanno dovuto ricorrere agli ammortizzatori sociali. Oltre 40mila i lavoratori coinvolti e di questi ben 5.843 sono stati licenziati. È quanto emerge dal 38° Rapporto congiunturale sulle situazioni di crisi, presentato oggi a Milano dalla Fim Lombardia, che ogni sei mesi rileva sistematicamente i dati nelle circa 7.000 aziende industriali che impiegano oltre 550.000 lavoratori della regione.

«L’utilizzo della cassa integrazione è leggermente diminuito – afferma Nicola Alberta, segretario generale Fim Lombardia – ma si registra una preoccupante impennata dei licenziamenti, in aumento del 72% rispetto a fine giugno (erano 3.397) e del 42% rispetto fine 2013».

«Complessivamente sono 9.240 i lavoratori messi in mobilità e quindi licenziati nel 2014 - aggiunge -. È un segno del fatto che la crisi che colpisce le piccole imprese ma anche della crescente deresponsabilizzazione di diverse aziende rispetto all’impatto sociale delle loro scelte».

La cassa integrazione straordinaria vede interessati negli ultimi sei mesi 12.690 lavoratori rispetto ai 17.091 del semestre precedente (-25,7%), ma il valore assoluto dei sospesi si mantiene molto elevato, intorno alle 30mila unità annue. Il 13,79% degli interventi di cigs è costituito dalla cassa integrazione in deroga, che cala (-39,5%) ma solo a causa della maggiore selettività dei requisiti. In lieve diminuzione anche la cassa integrazione ordinaria (-9,3%), che nel semestre interessa 22.082 lavoratori, contro i 24.348 rilevati a fine giugno. «Va osservato l’utilizzo sempre elevato di cigs e mobilità - sottolinea Alberta -, che evidenzia la persistenza della crisi di natura strutturale, con sospensioni di lungo periodo e assenza di prospettive e addirittura di drastica interruzione dei rapporti di lavoro, che complessivamente coinvolge ben 685 aziende e 18.533 lavoratori».

Dal punto di vista locale, il 38° Rapporto della Fim lombarda evidenzia che nel semestre i territori maggiormente coinvolti sono quelli di Milano (23,58% delle sospensioni), Brianza (17,36%), Bergamo (15,57%) e Brescia (14,86%).I dati mostrano la preponderanza dell’intervento di cassa integrazione ordinaria nei diversi territori, ad eccezione della Brianza, di Brescia, Como e Pavia, dove si registra la prevalenza degli interventi di cassa integrazione straordinaria. La mobilità è particolarmente accentuata a Milano e in Brianza, mentre coesistono i diversi interventi di sospensione nelle altre aree fortemente industrializzate di Bergamo, Brescia e Varese.

Fa da controtendenza il costante aumento dei contratti di solidarietà: 47 aziende e 7.186 lavoratori in più rispetto al semestre precedente. Sono quindi ben 253 gli accordi di solidarietà stipulati negli ultimi 24 mesi, per 30.934 lavoratori, che portano a salvare oltre 9.000 posti di lavoro.

«Purtroppo persistono gli interventi di carattere strutturale, a conferma della straordinaria difficoltà in cui versa l’industria metalmeccanica – commenta il segretario generale della Fim Lombardia -. Occorre avviare al più presto un confronto in Regione sul rilancio del settore manifatturiero, per attuare strategie di sviluppo, favorire l’accesso al credito per gli investimenti industriali e le innovazioni».

«Bisogna tutelare sempre di più il lavoro – aggiunge Alberta - vincolando le imprese alla presentazione di piani sociali per l’occupazione, rafforzando adeguatamente la cassa integrazione in deroga, per assicurare protezione ai lavoratori delle piccole aziende, e favorendo l’utilizzo della cassa integrazione straordinaria nelle procedure fallimentari, per consentire la continuità produttiva e il subentro di nuovi imprenditori».

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