Lavoro a Bergamo nel primo trimestre
Sale il lavoro «stabile», cala l’occupazione

In particolare l’industria vede un saldo negativo di circa 2000 unità rispetto al 1 trimestre 2018, mentre l’edilizia segna un saldo positivo di 800 posti in più riferito a un trimestre comunque positivo come è stato quello dello scorso anno.

Una lettura «bifocale», quella che propongono i dati trimestrali del Sistal, il sistema di regione Lombardia, per la parte relativa alla provincia di Bergamo. Se aumentano, e a ritmo vertiginoso, gli avviamenti «permanenti» (ossia a tempo indeterminati, +400% rispetto al 2018), al saldo totale del trimestre mancano circa 1400 posto di lavoro, che il “Sistema Bergamo” paga soprattutto nell’apprendistato e nei flessibili, calati rispettivamente del 2 e del 35 %. In particolare l’industria vede un saldo negativo di circa 2000 unità rispetto al 1 trimestre 2018, mentre l’edilizia segna un saldo positivo di 800 posti in più riferito a un trimestre comunque positivo come è stato quello dello scorso anno.

Così, si riducono complessivamente del 4% gli avviamenti nel primo trimestre del 2019, rispetto a quelli dello stesso periodo di dodici mesi fa, anche a seguito del conclamato rallentamento dell’economia e della produzione industriale, con le prime ripercussioni anche sul versante di ricorso alla Cig. Le cessazioni restano sostanzialmente stabili con un leggero calo nel 2019. Complessivamente nel primo trimestre 2018 era maggiore il saldo tra avviamenti e cessazioni sullo stesso periodo dell’anno in corso che fa registrare un -12%. Nel 2019 malgrado il decreto dignità il saldo fra avviamenti e cessazioni mostra un dato comunque maggiore per il lavoro flessibile (+ 4871, anche se quasi 3000 in meno del 2018) rispetto al saldo dei contratti di lavoro permanenti (+ 2115).

«Valutiamo positivamente che il primo trimestre abbia creato oltre 2000 posti di lavoro stabili – dice Danilo Mazzola, segretario Cisl Bergamo -. Ci preoccupa, invece, che norme troppo restrittive impediscano l’accesso al lavoro con strumenti comunque tutelati quali il tempo determinato o l’utilizzo di contratti interinali. Invece di fissare eccessive rigidità al mercato del lavoro attuale, che necessita anzi di una flessibilità governata, come dimostrano i dati, sarebbe stato opportuno introdurre un rimando alla contrattazione che avrebbe risposto alle specifiche esigenze dei diversi settori e al rilancio occupazionale nella nostra provincia, in particolare per quella giovanile».

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