Metalmeccanica, crisi pesante
Bergamo tra le province più colpite

Persistono i segnali allarmanti nell’industria metalmeccanica lombarda, che continua a registrare pesanti difficoltà. Sono oltre 2.000 le aziende colpite dalla crisi, più di 41.000 i lavoratori in cassa integrazione. In 3400 hanno perso il posto, il 7% in più di un anno fa. A Bergamo il 18% delle sospensioni.

Persistono i segnali allarmanti nell’industria metalmeccanica lombarda, che continua a registrare pesanti difficoltà. Sono oltre 2.000 le aziende colpite dalla crisi, più di 41.000 i lavoratori in cassa integrazione. In 3400 hanno perso il posto, il 7% in più di un anno fa.

È quanto emerge dal 37° Rapporto congiunturale sulle situazioni di crisi, presentato oggi a Milano dalla Fim Lombardia, che ogni sei mesi rileva sistematicamente i dati nelle circa 7.000 aziende industriali che impiegano oltre 550.000 lavoratori della regione.

«Persistono gli interventi di carattere strutturale, a conferma della straordinaria difficoltà in cui versa l’industria metalmeccanica e del fatto che l’emergenza occupazionale è ancora alta - sottolinea Nicola Alberta, segretario generale Fim Cisl Lombardia -. Il processo di crisi che continua a coinvolgere importanti aziende, vede numerose realtà a rischio chiusura e provoca l’espulsione di migliaia di lavoratori».

«Vanno attuate strategie di sviluppo e di dotazione infrastrutturale, per rafforzare il settore manifatturiero, favorire l’accesso al credito per gli investimenti industriali e le innovazioni - aggiunge -. Occorre anche sostenere le imprese sul territorio, per consolidare gli insediamenti industriali e l’occupazione, respingendo le delocalizzazioni e le chiusure selvagge».

Nei primi sei mesi del 2014 il ricorso alla cassa integrazione ordinaria è diminuito del 20%, segno dell’allentamento della congiuntura negativa generalizzata - evidenzia il Rapporto Fim Lombardia - ma anche di un cambiamento di funzionalità dello strumento che ormai ha assunto sempre più il connotato di anticipazione degli interventi di carattere strutturale.

Anche la cassa integrazione straordinaria ha fatto registrare un decremento nel semestre (-14%) e nel dato tendenziale annuo (-10% circa). Preoccupa, però, il valore assoluto dei lavoratori sospesi che si mantiene molto elevato: intorno alle 34.000 unità annue. Nell’ambito della cigs straordinaria, rimane sempre alto l’intervento della cassa integrazione in deroga. Sono 507 le aziende che vi fanno ricorso nel semestre (rispetto alle 530 precedenti), il 75% del totale di quelle che ricorrono alla cigs, per un numero di lavoratori interessati pari a 2.560, rispetto ai 2.825 del semestre precedente (-9%).

Si registra inoltre un significativo allargamento dell’utilizzo dei contratti di solidarietà, fondamentale strumento di tutela occupazionale. Sono 72 le nuove aziende dove è stato concordato un contratto di solidarietà, per un numero di lavoratori interessati pari a 8.339. «Con il periodo considerato, arrivano a quota 276 gli accordi di solidarietà stipulati negli ultimi 24 mesi, per 30.950 lavoratori, vale a dire oltre 9.000 posti di lavoro salvati - sottolinea Alberta -. Una conferma del consolidarsi di uno strumento di tutela dell’occupazione importante, dopo anni di diffidenza delle imprese».

Per sostenere l’occupazione in quest’ancora difficile congiuntura, la Fim lombarda sollecita inoltre l’adozione di percorsi di riqualificazione e ricollocazione, già sperimentati in occasioni di diverse vertenze, che impegnino direttamente l’azienda oltre agli altri soggetti del territorio. Quanto all’impatto della crisi nei territori lombardi, i più colpiti nel semestre sono Milano (24% delle sospensioni), Bergamo (18%), Brianza (18%), Brescia (11%) e Lecco (9%). I contratti di solidarietà interessano in particolare Brescia, la Brianza e Lecco. La cassa in deroga coinvolge pressoché tutti i territori, in particolare le piccole imprese. Le cessazioni di attività sono rilevanti nell’area di Bergamo, Brianza, Lecco, Milano.

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