Novanta cooperatori dal Santo Padre
«Il Papa illumina il nostro cammino»

C’era anche una delegazione di una novantina di bergamaschi tra i 7.000 di Confcooperative ricevuti sabato mattina a Roma da Papa Francesco

L’udienza si è tenuta nell’Aula Paolo VI in occasione dei 70 anni dalla ricostituzione di Confcooperative, avvenuta nel 1945 (nata nel 1919 Confcooperative era stata sciolta negli anni del ventennio fascista).

«La Dottrina sociale della Chiesa - ha detto il presidente dell’Unione provinciale, Giuseppe Guerini - è l’ideale che unisce tutta la cooperazione di Confcooperative, il nostro grande faro attraverso cui un grande uomo come il Santo Padre sta illuminando il nostro cammino, in un periodo di grandi sfide per le imprese, la rappresentanza e tutta la nostra società».

Tra i 7 mila cooperatori provenienti da tutta Italia, di cui 900 lombardi, spiccava la delegazione di una novantina di cooperatori bergamaschi che non ha voluto mancare a quella che è stata definita una giornata storica per la cooperazione italiana e per Confcooperative.

Un evento che entra a pieno titolo nella storia e nei valori fondanti di Confcooperative, protagonista nel corso dell’udienza avvenuta in Aula Paolo VI grazie ad alcuni cooperatori italiani che hanno raccontato al Santo Padre la loro esperienza sui territori. Al termine dell’udienza è stata donata al Papa la bottiglia del Vino della Pace proveniente dalla Cantina Produttori Cormòns, nella doc Collio: vino inviato ogni anno a tutti i capi di stato (civili e religiosi) con un forte richiamo al biblico Noè, ma soprattutto come messaggio alla necessità di unione, fratellanza e convivialità tra i popoli della Terra. I prodotti agroalimentari su indicazione dell’Elemosiniere del Papa sono stati destinati a una casa di accoglienza.

«Il nostro compito - - ha aggiunto a commentato il presidente di Confcooperative Bergamo - è andare avanti e provare a cambiare l’economia, migliorare la vita della gente, mettere al centro la persona, provare che il profitto non è l’unico motivo per fare impresa e neanche quello prevalente, correggere la competizione con la solidarietà nei mercati nazionali e mondiali, dare un forte contributo a rinnovare il welfare italiano su base di sussidiarietà e di mutualità. Questo è ciò che noi pensiamo debba essere l’insegnamento di questa crisi che dura da sette anni. L’obiettivo non è tornare agli stessi livelli di prima. L’obiettivo è di umanizzare l’economia e di curare quei mali che hanno provocato la crisi».

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