Edilizia e artigianato
La rimonta è iniziata

Qualcosa si muove. E lo fa a grande velocità, anche se sotto traccia, in maniera silenziosa, discreta, poco appariscente, memore delle sonore batoste che in passato avevano duramente colpito due settori cardine dell’economia bergamasca: artigianato ed edilizia, che poi, almeno in parte, sono sempre stati strettamente legati tra loro. Oggi quindi, con una prudenza affinata nei troppi trimestri che la crisi aveva tinto di un rosso profondissimo, sembra essere ricominciata una lenta ma significativa ripresa, anche per gli ultimi due comparti rimasti fino a qualche mese fa ancora nel limbo dell’incertezza.

Da una parte un artigianato che sta cambiando pelle sulla spinta delle nuove generazioni: un mondo più terziarizzato e forse meno produttivo che sta cercando di agganciare il treno della «quarta rivoluzione industriale», all’insegna di nuovi materiali, nuovi mercati e la digitalizzazione dei metodi produttivi. Dall’altra un mondo del mattone che in fondo per riemergere usa le stesse armi: bioedilizia spinta, capacità di fare rete tra imprese che solo pochi anni prima si combattevano strenuamente e soprattutto voglia di cogliere occasioni anche se queste si presentano a centinaia, se non migliaia di chilometri di distanza.

Parlare di dinamismo estremo o di elevata accelerazione in due settori che in certi momenti storici fondavano le loro fortune quasi esclusivamente sulla forza della tradizione è la vera rivoluzione a cui assistiamo in questi ultimissimi anni. Ha pesato, certo, lo sforzo delle associazioni di riferimento, che hanno cercato come hanno potuto di fare argine alla marea montante di chiusure di ditte piccole, medie e anche grandi, che hanno scandito la recessione.

Da subito innovazione e formazione sono diventate un mantra che, dopo essere state per un lungo periodo ad appannaggio di pochi, oggi sono diventate patrimonio fondamentale di tutti (o quasi). Ma questo non può bastare, lo sa bene il comparto artigiano, che a Bergamo è tra i più fiorenti e variegati d’Italia e che pure ha lasciato sul campo nella lunga notte della crisi, migliaia di attività.

Ecco allora emergere una giovane generazione cresciuta a colpi di «clic», chiamata a compensare le perdite precedenti con robuste dosi di digitalizzazione, che sta ribaltando alcuni profili, senza perdere nulla della loro originaria filosofia ma rendendoli più accattivanti anche attraverso l’attrattività del web.

Poi, sia chiaro, non esiste il colpo di spugna per cancellare improvvisamente problemi ed ostacoli che i tantissimi micro imprenditori, giovani o anziani che siano, continuano a trovare sulla loro strada: crediti insoluti, calo dei finanziamenti, burocrazia dilagante, peso della tassazione e contraffazione in impennata sono zavorre che il Sistema Italia non riesce o non ha mai voluto debellare fino in fondo. Però i dati sono finalmente in controtendenza. Come quelli dell’edilizia, che negli scambi con gli altri territori è tornata in territorio positivo, ha una massa salari e ore lavorate finalmente stabili dopo tempo immemore e un crollo deciso degli ammortizzatori sociali. Tutti segnali che hanno indotto la neopresidentessa di Ance Bergamo Vanessa Pesenti a sbilanciarsi positivamente per l’immediato futuro, anche se le cicatrici per aver perso quasi il 30% delle imprese in poco più di 8 anni, rimangono.

Per capire meglio come saranno gli scenari per il muratore bergamasco 4.0 quella di oggi può essere una data significativa: stamattina in fiera infatti stavolta si danno appuntamento, per la consueta calata dei buyer internazionali proprio le imprese della filiera dell’edilizia. Si parlerà di nuovi materiali, di soluzioni all’avanguardia nelle costruzioni e anche di una domotica che nei prossimi anni è destinata a diventare la vera protagonista delle nostre abitazioni. Ma l’aspetto più importante sarà capire se, di fronte a offerte di lavoro magari dall’altra parte del mondo, l’antico magùt bergamasco avrà la forza e il coraggio di trasformarsi in un moderno imprenditore di se stesso. Di aziende locali che hanno avuto commesse all’estero ce ne sono ormai tante da una decina d’anni, ma è soprattutto l’Expo due anni fa ad aver inaugurato prospettive inimmaginabili solo fino a qualche mese prima. E accanto a cantieri lontani affidati all’azienda «capocordata», sarà necessario rafforzare quel lavoro «in rete» che ha già consentito a livello provinciale significativi esempi di gioco di squadra, in grado di garantire la qualità «made in Bg» ad ogni passaggio di filiera. E se la risalita è davvero cominciata, vietato fermarsi proprio sul più bello.

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