C’è confusione
sotto i cieli del fisco

Quando si dice la dissociazione… Parliamo di fisco, campo in cui davvero lo Stato è capace di tutto e del suo contrario. Dottor Jekyll e mister Hyde.

Nel 2014, si è deciso che la materia sarebbe stata definitivamente razionalizzata, e fu varata una delega per questo nobile fine, tanto per non far vedere, pardon: attenuare un po’ gli effetti di un altro contestuale intervento, quello sulle plusvalenze («l’ultimo senza una logica complessiva», state sereni). Scadenza prevista: 27 marzo. Peccato che l’ingranaggio sia stato bloccato dalla norma del 3% di evasione legalizzata, riportando indietro tutto il dibattito, figuriamoci la novità, al pro e contro Berlusconi. Dunque nuova scadenza, 26 giugno. E nel frattempo? Legittimo attendersi che in vista della Grande Semplificazione (vien spontaneo un linguaggio maoista), ci sarebbe stata un po’ di requie, almeno per riordinare le idee.

Niente da fare. Un’inchiesta de «Il Sole 24 Ore» ci ha informato che negli ultimi 12 mesi le nuove disposizioni fiscali introdotte da leggi o decreti sono state 997: quattro nuove norme al giorno, weekend esclusi. Badate bene, non stiamo facendo il solito discorso sulla insostenibile pressione fiscale. Per questo, vedansi le piazze televisive inferocite sul tema se sia davvero aumentata oppure no, come dice il governo, pronto a sventolare i tagli (veri, e non insignificanti) di Irap, cuneo fiscale e costi di assunzione, senza però ricordarsi delle ricadute su chi è al freddo sotto una coperta troppo corta: gli enti locali. Qui stiamo solo parlando del delirante intreccio di norme, leggi, leggine e soprattutto circolari, mail esplicative, (e comunicati, perché i tweet sono più veloci dei decreti legge) che inondano incolpevoli uffici periferici e ancor meno colpevoli contribuenti, dando lavoro e ruolo, ci scusino, solo ai commercialisti.

Sempre il giornale economico ha fatto una conta senza respiro: 1.111 pagine di circolari, 1.369 pagine di istruzioni, ma le abrogazioni sono solo 28 e le modifiche battono le novità 194 a 132. Insomma, mentre si attende la realizzazione della delega, si continua ad agire a spizzichi. Per ora, si è realizzato in concreto solo l’obbligo della fatturazione elettronica alla Pubblica amministrazione (parte oggi, ma quella tra privati aspetta), la dichiarazione precompilata (sperando che non siano cartelle pazze), e poco altro. Ma lo spettro del nuovo catasto continua a incombere, con i proprietari di casa per nulla rassicurati dall’impegno dell’invarianza di gettito.

Ma quel che più preoccupa è la contraddizione tra fini generali e norme fiscali. Si vogliono incentivare le pensioni integrative, ma poi si alza la loro tassazione, si introduce il riscatto della liquidazione e poi la si scoraggia con la tassazione immediata, si incensa l’agricoltura nell’anno Expo, e scatta l’Imu agricola. Per non dire della tagliola dell’aumento automatico Iva addirittura al 25% e altre accise all’insù francamente insostenibili, se i saldi di finanza pubblica non saranno rispettati.

Quando fu soppresso il ministero delle Finanze, nessuno si illuse che sarebbero finite le astruserie fiscali, ma se tutto è ora governato dal solo ministro dell’Economia, almeno si ricordi - l’ottimo Padoan - che ha una mano per tassare, ma l’altra per tagliare.

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