Fisco e aumenti
Ma la tregua non c’è

Eccola qui, la tradizionale stangata statale di fine anno: 1,4 miliardi di euro in più. L’ha calcolata il Codacons (ma anche Adusbef e Federconsumatori hanno presentato report analoghi). L’associazione dei consumatori ha fatto puntualmente la lista di tutto ciò che aumenta dal primo gennaio 2016: trasporto aereo (l’addizionale comunale sui biglietti sale fino a 10 euro), trasporto su rotaia (il Freccia- rossa in particolare comporterà un prezzo maggiorato del 3,5 per cento), taxi, mezzi pubblici, traghetti, alimentari (fino a 189 euro), spese per l’istruzione (79 euro a famiglia) prezzi al dettaglio (298 euro).

Tirate le somme , ci dicono gli esperti del Codacons con puntiglio, fanno 551 euro a famiglia.

La botta più eclatante arriva per i pendolari in auto o tutti coloro che utilizzano le autostrade, in particolare per i lombardi, visto che ad aumentare sono soprattutto la Pedemontana, la Tangenziale di Milano e la tratta Torino-Milano, che raggiunge aumenti del 6,5 per cento. Come mai al Sud niente aumenti? Al solito, si colpiscono i contribuenti più produttivi, penalizzando anche il trasporto, il turismo e le infrastrutture. Magra consolazione è sapere che scendono le bollette di elettricità e gas grazie al ribasso degli oneri di sistema e al crollo dei costi di approvvigionamento (col Brent sceso in picchiata negli ultimi due anni ci mancava anche che salissero luce e gas, in realtà sono scese troppo poco, rispettivamente dell’1,4 e del 3,3, per cento). È una buona notizia sapere anche che è calato il canone Rai (quest’anno pagheremo, inserite nella bolletta della luce, 100 euro tonde tonde, 13,50 euro in meno, comprensive di battuta blasfema e sconto di un minuto per chi volesse assistere al conto alla rovescia di fine anno).

La stangata di fine anno è l’altra faccia della medaglia del Governo, che con la Legge di Stabilità ha cancellato Tasi e Imu per le prime case. Arrivando ad alleggerire complessivamente la pressione fiscale, ci fa sapere l’ufficio studi della Cgia di Mestre, dello 0,6 per cento. In realtà, a ben vedere, si tratta di una partita di giro che dà un risultato a somma zero.

Se volessimo riassumere tutto ciò in un’immagine è come se lo Stato ci mettesse una banconota da 500 euro in una mano e ce la strappasse pezzettino dopo pezzettino a partire da un minuto dopo. Il risparmio della Tasi infatti è di 194 euro a famiglia, ma il problema è che quest’anno salirà con quasi assoluta certezza la tassazione locale, con aumenti continui di Comuni e Regioni, soprattutto in campo sanitario, senza dimenticarci di servizi, mense scolastiche, trasporto pubblico. E senza tenere conto che il Governo non ha ancora pensato come trovare quei 15 miliardi di euro necessari a non aumentare l’Iva, altra formidabile spada di Damocle sulle nostre povere teste di contribuenti.

Se pensiamo che contratti e stipendi di molte categorie sono bloccati da anni, allora non c’è molto da rallegrarsi per la diminuzione della pressione fiscale, la più alta d’Europa dopo i Paesi scandinavi, che però hanno un sistema di Welfare incommensurabilmente più efficiente e più prodigo del nostro. Lo sforzo è stato annullato da una corposa raffica di aumenti.

Tutto questo non solo mina il già debole potere d’acquisto delle famiglie (già gravati, come fa notare Federconsumatori, da figli e nipoti disoccupati da sostenere) ma rischia di inceppare la timida ripresa prevista nel corso del 2016. Sono già diminuiti gli incentivi alle imprese per le assunzioni e la domanda interna non riparte. Se alcuni aumenti di Stato erano forse inevitabili altri sono del tutto arbitrari. Altro che tregua fiscale.

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