I sacerdoti esempio
della Chiesa in uscita

In terra di Bergamo sta concludendosi una stagione di innumerevoli e significativi avvicendamenti: un’autentica transumanza ecclesiale. Parroci e curati partono dalle collettività dove sono inseriti per raggiungerne altre, assegnate loro dal vescovo, in conformità al diritto canonico e alle esigenze locali. Vi si aggiungono i preti che lasciano per limiti di età o per malattia e quelli che salpano verso terre lontane. Pietre vive di una Chiesa in uscita, sinodale e missionaria, cara a Papa Francesco. Qualche rimpianto è comprensibile, ma il fenomeno, nel suo insieme, è grandemente positivo: la linfa scorre abbondante tra le venature perché l’organismo è rigoglioso.

A partire dalle comunità interessate che, nella guida spirituale che cambia, avvertono in concreto il monito al costante rinnovamento, ma anche per i sacerdoti in causa, i quali pure nel trasloco, rivivono il rifiorire del loro perenne sacerdozio. Per crescere insieme nell’amore al Vangelo, crescere nell’amore al mondo: operazione non facile, né indolore. Crescere costa, sempre.

In continuità con gli ebrei, carovanieri del deserto in costante peregrinare verso la terra della promessa, i quali piantavano e spiantavano le loro tende al levar del sole ed erano protetti da una colonna di nubi; in armonia con gli itinerari messianici dei Vangeli; in sintonia con l’illuminante immagine di Chiesa del Concilio Vaticano II: popolo di Dio in cammino sulle strade del Regno, guidato dall’alto, cadenzato dalle Beatitudini. A delineare una folta progenie di anime elette, in divenire, simili alle luminose schiere dei santi che muovono gli ultimi canti della Divina Commedia per confluire poi nella mistica rosa dei beati, a gloria della Trinità.

Questa «mirabile visione» induce anche a qualche proiezione in prospettiva. Quest’anno, per l’intera Diocesi, un solo sacerdote novello, a fronte dei numerosi decessi nell’anagrafe di un clero che invecchia. Si aggiunge la sospensione in Seminario della scuola media inferiore e superiore per carenza di iscrizioni. Un vuoto da vertigini. Era attiva dal Concilio di Trento, nata sull’onda lunga delle sapienziali e lungimiranti iniziative di S. Carlo; ha donato alla Chiesa innumerevoli testimoni illuminati e guide elette che, nei secoli, hanno posto Bergamo ai vertici della cristianità. Dal santo Pontefice Giovanni XXIII a mons. Lino Martinelli. Viene così a cessare nel cuore della Diocesi una secolare istituzione formativa e informativa per giovani in ricerca e in crescita. Con la sua sperimentazione in atto, legalmente riconosciuta, era di modello e di riferimento all’intera compagine studentesca nazionale. Tutto ciò in una realtà sociale in cui la famiglia vacilla e, quindi, la scuola assume un ruolo educante prioritario, che già don Milani nel secolo scorso amava definire l’ottavo sacramento, il più adatto a contrastare povertà e miseria in ogni ambito dell’umana famiglia, crisi economica compresa.

L’Europa non aiuta, ridotta, secondo l’espressione di Papa Francesco, a un dolente «ospedale da campo». All’ombra delle solenni cattedrali e delle dotte teosofie, l’ecclesialità del vecchio continente langue. Vi si moltiplicano gli agglomerati di altre fedi, ove l’alta affluenza giovanile, marca la differenza. «Civiltà Cattolica», nota rivista dei Gesuiti, pubblica che i giovani italiani, tra i 18 e 30 anni, al 96,4% pongono al primo posto l’istruzione. Quanto alla religione, i pochi, i pochissimi che pur accettano di interloquire, invocano una Chiesa dell’oggi, coraggiosamente propositiva, interprete illuminata dei segni dei tempi, interattiva con l’onda verde per la «salvaguardia della casa comune». Auspice Papa Francesco, regista profetico.

L’esempio e l’azione dei molti sacerdoti unitamente alle loro comunità parrocchiali, che aderendo alla progettualità del vescovo, vanno a movimentare il rinnovamento conciliare in Diocesi, riusciranno a intercettare sul campo la ripresa evangelica, in particolare quella giovanile e vocazionale, sottraendo la cattolicità al convincimento diffuso che si tratti ormai di realtà per soli infanti trasognati e nonni nostalgici? Una sfida esistenziale ed epocale, di valenza storica affinché la provvida transumanza autunnale nelle parrocchie abbia un futuro in questa nostra terra di Bergamo.

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