Cultura del dialogo
Bussola per il 2017

Nel pensiero moderno, le esperienze delle dittature comunista, nazista e fascista hanno enormemente contribuito a far assumere al tema del dialogo un rilievo sempre crescente. Uno degli esponenti più importanti del pensiero filosofico ebraico, Martin Buber, ha dato del dialogo una articolata ed assai efficace definizione: Il dialogo autentico - parlato o silenzioso, poco importa - esiste quando ciascuno dei partner pensa realmente all’ altro o agli altri, nella loro vita di presenza e nel loro modo di essere e si volge loro con l’ intenzione di costruire fra lui e loro una vera mutualità.

Questa definizione è divenuta, successivamente, il punto di riferimento di una vera e propria filosofia del dialogo, basata sull’ assunto che solo nella relazione dialogica un individuo può sentirsi persona. Del resto già per i filosofi greci, in particolare Socrate, il dialogo rappresentava la condizione essenziale per avvicinare l’ uomo il più possibile alla verità. E come non ricordare San Francesco, che si distinse nel campo del pensiero religioso per aver indicato la necessità del dialogo con l’ islam, nel tempo in cui la Chiesa era impegnata in una lotta assai dura contro quell’ avversario religioso al fine di indurlo al silenzio.Il pensiero del Santo di Assisi è spesso richiamato da Papa Francesco, che è costantemente impegnato a contrastare l’ atteggiamento prevalente nella attuale società, nella quale il dialogo ha sempre meno spazio nelle relazioni umane e incontra molte difficoltà ad affermarsi come scelta individuale e collettiva. Basti pensare agli enormi problemi che si frappongono al dialogo politico (tra partiti ed istituzioni), tra popoli (israeliani e palestinesi, ma non solo), tra religioni (cristiani e islamici), nel mondo islamico (tra sciiti e sunniti con le varie manifestazioni terroristiche), tra credenti e non credenti, e così via. Viviamo tempi nei quali hanno preso il sopravvento esasperate esigenze di affermazione personale e illimitate ambizioni, in clima di sempre più crescente e aspra competizione.

Prevale su ogni altro valore la ricerca del potere, che è quanto più lontano vi sia dalla verità. Basti pensare al modo con il quale viene condotta la battaglia politica, nella quale è sempre più assente il confronto sul modo di affrontare e migliorare le condizioni della società. Prevale la lotta senza scrupoli, che si serve di ogni mezzo, anche della menzogna, pur di portare acqua al proprio mulino. Da qui, l’ imbarbarimento dei rapporti e la delegittimazione degli avversari ai quali non vengono mai riconosciuti meriti, anche se evidenti, perché l’ unico obiettivo è quello di prevalere e soddisfare le proprie ambizioni, molto spesso a scapito degli interessi generali. Contribuiscono ad alimentare questo clima anche i potenti strumenti nelle mani dei mezzi di comunicazione i quali vengono nella maggior parte dei casi utilizzati per creare assuefazione, per annullare il senso critico e l’ indipendenza di giudizio, elementi indispensabili per la ricerca della verità. Forse perché quest’ ultima è di per se rivoluzionaria e genera situazioni poco controllabili, dalle quali rifugge chi detiene il potere e lo vuole conservare ad ogni costo.

Ma la diffusione di una attitudine al dialogo è spesso ostacolata anche da nostri risentimenti, paure, passioni e pregiudizi, che inducono a rispondere alla violenza con altra violenza e non ci aiutano a riflettere e a ricercare le ragioni che l’ hanno prodotta. C’ è molto quindi su cui riflettere, mentre ci accingiamo a vivere un nuovo anno, per comprendere che resta a ciascuno di noi l’ impegno di una profonda ricerca della verità. Di una verità intesa quale personale capacità di mettersi ogni giorno in discussione, sul lavoro, in famiglia, nelle relazioni sociali e di comunità, aprendo se stessi e le proprie illusorie categoricità all’ unico strumento intellettuale e antropologico che da duemila anni accompagna, irrora e dà nutrimento alla nostra vita: l’ avventura del dubbio.

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