Le nuove sfide
della politica

La destra è lacerata tra il supporto e la lotta ad oltranza al governo Renzi. Usa persino linguaggi che non la fanno più comunicare al suo interno. Analogo spettacolo di frammentazione presenta la sinistra. È un lontano ricordo la sua tensione verso convergenze unitarie. Le sue differenziazioni si stanno ormai strutturando in identità contrapposte. All’apparenza se la passa meglio il cosiddetto terzo polo dei Cinquestelle, anche se riesce a salvaguardare la sua compattezza interna (difesa a suon di espulsioni) per il semplice fatto che non ricopre responsabilità di governo.

Sono finiti i tempi in cui la sfida elettorale si giocava tra soli due poli sulla base di programmi non troppo dissimili. Ora, anzitutto, i poli sono tre. Inoltre le linee di divisione attraversano verticalmente i vecchi schieramenti, persino i singoli partiti, e ridisegnano la mappa politica secondo una nuova logica elementare: pro o anti sistema. Una tendenza, questa, che l’Italia condivide con il resto dell’Europa. Da noi è in atto una convergenza di spezzoni consistenti della destra con la sinistra di governo, mentre le restanti forze si sono poste in trincea contro Renzi, accusato di voler costruire un «regime».

Altrove assistiamo ad analoghi processi contrassegnati da alleanze inedite, strette tra tradizionali competitor, chiamati a scontrarsi con forze anti-sistema. In Germania, la coalizione, animata da cristiano-sociali e socialdemocratici, regge anche di fronte a pesanti rovesci elettorali. La Spd sta prendendo, persino, in seria considerazione l’ipotesi di non presentare al prossimo appuntamento elettorale un proprio candidato per non danneggiare la rielezione della Merkel. In Inghilterra i laburisti ostili alla svolta socialisteggiante, impressa al partito dal nuovo leader Jeremy Corbyn, flirtano, sempre meno nell’ombra, col premier conservatore Cameron. Pure in Austria si respira aria di convergenza (qualcuno parla addirittura di una possibile fusione) tra gli antagonisti di sempre, i socialdemocratici, e i popolari, già da ora alleati in una Grosse Koalition. In Spagna i popolari e i socialisti sono invece in grande difficoltà per l’affacciarsi nei rispetti campi di nuovi agguerriti competitori anti-sistema: i Ciudadanos e i Podemos. Persino negli Usa repubblicani e democratici, fino a ieri padroni del campo, devono fronteggiare l’insidia di derive radicalizzanti sempre di segno anti-sistemico, animate dai vari Trump e Sanders.

A terremotare la dinamica politica è stato l’irrompere minaccioso di nuove poderose sfide che hanno messo alla stanga le antiche aggregazioni politiche: la competizione economica globale; l’erosione della sovranità nazionale; la migrazione di proporzioni bibliche in atto da paesi sconvolti da conflitti militari, da guerre civili o da disastri economici. È partita, insomma, una navigazione della politica in mare aperto, che richiede equipaggi disposti ad affrontare nuove rotte se non vuole rischiare il naufragio.

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