Scuola e lavoro,
occasione persa

Come noto, prendono avvio alla fine dell’anno scolastico 2018-19, a giugno, i cambiamenti previsti per l’esame di Stato che conclude la scuola secondaria di II grado, a suo tempo definiti dal decreto legislativo 62/2017, attuativo di alcuni commi della legge 107/15, la cosiddetta Buona Scuola. Mi pare che questa affermazione sia d’obbligo in questi giorni in cui la pubblicazione delle discipline oggetto della seconda prova scritta dell’esame è al centro dell’attenzione massmediatica, accanto ai cambiamenti introdotti per la predisposizione e la conduzione del colloquio orale e alla scelta delle discipline affidate ai commissari esterni. Come spesso accade, si tratta di un’attenzione forte che rischia di far dimenticare gli elementi di continuità e di discontinuità che caratterizzano le scelte operate dall’attuale governo, rispetto a quelle assunte dai precedenti decisori politici, in merito alle modalità di realizzazione di questo esame; un momento che continua a rimanere importante nella vita degli studenti e delle loro famiglie, nonostante decenni di interventi normativi ondivaghi, all’interno dei quali appare difficile individuare una coerenza formativa tra modifiche ordinamentali dei percorsi di studio e processi di valutazione che dovrebbero sostenerne la validità o giustificarne il cambiamento.

Certo, la scelta di dare carattere multidisciplinare e complesso alla seconda prova scritta dei percorsi liceali e degli istituti tecnici e professionali, suscita oggi un certo clamore, ma tale scelta era già dichiarata nella citata norma del 2017, così come era prevista l’emanazione di un decreto ministeriale volto a definire i quadri di riferimento per la redazione e lo svolgimento delle due prove scritte e le griglie di valutazione per l’attribuzione dei punteggi alle singole prove, utilizzate a livello nazionale. Pare evidente come questo atto normativo, varato dall’attuale governo nel novembre scorso, riassuma e faccia propria la forte prospettiva neo-centralista della maggioranza governativa precedente. Prospettiva che, allora come ora, viene giustificata con la volontà di uniformare a livello nazionale le procedure di predisposizione e di valutazione delle prove d’esame e di rendere quanto più omogenea possibile la loro realizzazione e l’assegnazione degli esiti finali.

La domanda viene spontanea ed immancabile: saranno davvero questi i cambiamenti necessari per far emergere l’effettivo esito degli apprendimenti degli allievi, del loro sviluppo di competenza, del loro livello di riflessione indubbiamente legati a modalità di insegnamento e di lavoro didattico diverso non tra Nord e Sud, ma tra scuola e scuola, tra territorio e territorio?

Altre continuità caratterizzano le scelte normative oggi messe in campo con quelle precedentemente definite: la composizione della commissione d’esame resta mista (tre insegnanti interni e tre esterni), coordinata da un presidente esterno; aumenta il peso dato alla valutazione del percorso nel triennio, con un nuovo calcolo nell’attribuzione dei crediti; cambia l’impostazione del colloquio che non avrà più inizio con un argomento disciplinare o pluridisciplinare scelto dal candidato, ma partirà (attraverso estrazione a sorte) dall’analisi di testi, documenti, esperienze, progetti e problemi precedentemente definiti dalla commissione allo scopo di verificare l’acquisizione dei contenuti e la capacità di connetterli tra di loro.

Una discontinuità, per contro, emerge forte nel colloquio: una delle esperienze più significative (per quanto sia difficile generalizzare su questi temi) che in questi ultimi tre anni un gran numero di studenti aveva compiuto, il percorso di alternanza scuola lavoro, viene derubricata da punto centrale del colloquio, come prevedeva la norma del 2017. Sia pur con mille margini di miglioramento, in molti avevamo sperato nella possibilità di far incontrare i ragazzi che sono a scuola con il mondo del lavoro e le sue principali peculiarità e di poter riflettere e discutere in sede di esame su questo matching, di certo non ininfluente per il progetto di vita di ciascuno.

Non sarà così; peccato, l’ennesima occasione persa.

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