Unioni civili, i valori
e l’interesse politico

Questo è davvero il momento del pallottoliere per Matteo Renzi, i suoi alleati e i suoi tanti avversari. Sulle unioni civili il premier ha deciso di andare diritto per la strada intrapresa senza ripensamenti. Il disegno di legge Cirinnà affronta il voto del Senato così come è, salvo le modifiche già concordate per evitare riferimenti diretti alle norme sul matrimonio e per rafforzare il ruolo del giudice nella adozione del figlio del partner.

Renzi ha dunque respinto tutte le richieste emendative che gli venivano da una (corposa) minoranza di senatori del Pd e dal Nuovo centro destra che chiedevano di rinviare la questione dell’adozione ad altro testo, insomma di «stralciare» la norma dal testo, come si dice tecnicamente. Nossignori, il testo è quello e si va avanti. E così è arrivata l’ora del pallottoliere.

Se si è mosso così Renzi, che è un politico abituato a calcolare i rischi, vuol dire che ha in tasca i numeri per far passare il ddl anche nell’aula difficile del Senato dove la maggioranza è costantemente in bilico. Ma questa volta la partita del premier è messa a rischio da due fattori: i casi di coscienza di compagni di partito e alleati e le giravolte dei sostenitori esterni del provvedimento, i Cinque stelle. Il testacoda imposto negli ultimi giorni da Grillo e Casaleggio al loro gruppo parlamentare ha diffuso incertezza all’esterno e malanimo all’interno.

L’improvvisa libertà di coscienza sull’adozione concessa ai parlamentari dal duo ha sconcertato tutti e indotto molti alla protesta: sulla Rete anzi si è scatenata una bufera. Ma come? Non era forse il Movimento pronto al sì al ddl Cirinnà «purché senza cambiamenti, senza compromessi al ribasso, senza passi indietro»? Per quale motivo un arretramento di questo tipo senza coinvolgere nessuno, né la base né i senatori? La mossa spericolata è stata in parte corretta da un comunicato successivo («una pezza», dicono a Roma) ma la sensazione di indecisione è rimasta, probabilmente per calcoli elettorali. Tatticamente, un piacere agli avversari: se il testo viene bocciato il Pd rinfaccerà (ha già cominciato a farlo) l’inaffidabilità ai grillini, vittime di ordini e contrordini contraddittori che vengono emessi dal bunker genovese senza una spiegazione chiara. Se invece la «Cirinnà» passerà, Renzi se ne prenderà tutto il merito per un risultato ottenuto «nonostante tutti, e in particolare i penta stellati».

Ora è certo che i partecipanti al Family Day (quelli per intenderci che issavano lo striscione «Renzi, non ce ne dimenticheremo») non considerino un merito aver portato avanti una legge che essi avrebbe voluto far ritirare. E questo significa che il premier si assumerà, nel bene e nel male, le conseguenze elettorali della sua linea che potrebbero essere anche pesanti. Ma resta il fatto che se il testo verrà approvato la circostanza sul momento rafforzerà il governo in Parlamento.

Tutto dipende da quanti scrutini segreti ci saranno, da quanti casi di coscienza si manifesteranno ma anche da quanti aiuti verranno al governo nel segreto dell’urna da chi non vuole correre il rischio che la legislatura si interrompa bruscamente. Anche una battaglia che interpella così da vicino le coscienze e i valori, quando deve passare attraverso la tattica parlamentare diventa questo: semplicemente una partita di interesse politico.

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