Università, avanti tutta
Ma pensiamo ai servizi

Se il buongiorno si vede dal mattino, il prossimo autunno l’Università di Bergamo avrà sui banchi più matricole dello scorso anno. Non una sorpresa ma la conferma di una tendenza in atto ormai da un triennio. I primi numeri indicano una crescita delle immatricolazioni del 25% in meno di un mese. Il bilancio si farà a settembre, a iscrizioni chiuse, nel frattempo è lecito chiedersi dove stia andando questo ateneo. Tenendo presente un altro dato significativo: quel 40% di giovani che viene a studiare in città da fuori provincia. In una regione come la Lombardia che conta 14 atenei tra i migliori del Paese, e quindi un livello di concorrenza notevole, la nostra Università recluta studenti anche nel resto d’Italia, e comincia ad essere attrattiva oltre i confini nazionali. Vince chi si rinnova, chi sta al passo con i tempi e prova ad anticiparli. Significativo il caso di Giurisprudenza. Ultima arrivata stentava a decollare, oggi le professioni forensi hanno meno presa sui giovani e la carriera in magistratura appare ai più come un lontano miraggio. O si cambia o si chiude, hanno pragmaticamente pensato i vertici dell’ateneo.

E così il dipartimento ha subìto una piccola rivoluzione. Aggiornati gli indirizzi, svecchiata l’offerta formativa, innovata la didattica. Per gli studenti più pratica e più esperienze all’estero. Risultato: un 36% di pre-immatricolazioni in più. Discorso analogo per Ingegneria. Qui l’idea è stata quella di sondare un ambito avveniristico, attivando un corso di Tecnologie della salute, seguito, a breve giro, dalla scuola internazionale di Medicina messa in piedi insieme a Milano-Bicocca, Università del Surrey e Ospedale Papa Giovanni XXIII. Ateneo generalista, il nostro, ma con specificità sempre più accentuate. Come il percorso studiato su misura per gli atleti professionisti. Non si parla di un numero ridotto di esami, né di prove facilitate, la laurea va guadagnata. Piuttosto gli studenti campioni dello sport avranno la possibilità di ridurre all’osso gli adempimenti burocratici, di avere tutor di riferimento, di utilizzare gli impianti del Centro universitario sportivo e del Comune per gli allenamenti e di congelare un anno di studi nel caso partecipino a competizioni mondiali o alle Olimpiadi.

Ma rinnovarsi non basta. Serve farsi conoscere, lasciare il segno. Così sono nate politiche d’orientamento che viaggiano in sinergia con la cosiddetta «terza missione» dell’ateneo. «Il nostro obiettivo non è portare a Bergamo il maggior numero di studenti, ma far capire loro che futuro professionale potranno avere», spiegano i docenti mandati in avanscoperta negli istituti superiori. Se anche la metà soltanto dei ragazzi contattati tra open day, summer school e incontri nelle scuole si chiarirà le idee sulla strada da intraprendere dopo la maturità, il successo sarà raggiunto indipendentemente dal numero delle iscrizioni. A dimostrazione del fatto che il ruolo di un ateneo vincente non può essere più solo accademico.

La crescita continua degli iscritti dell’Università di Bergamo apre nuovi fronti. Non a caso il rettore, commentando i primi dati, ha espresso soddisfazione ma anche qualche timore. La quota di 20 mila studenti che si raggiungerà probabilmente prima del 2020, essendo già stati ampiamente superati i 17 mila iscritti, impone una programmazione a lungo termine che tenga conto del fabbisogno di spazi, servizi e personale. Se i fuori sede crescono, gli alloggi della Montelungo sono destinati a non bastare, per non dire del personale docente, tecnico e amministrativo, storicamente sottodimensionato. Non è più tempo di salti mortali, il rapporto numerico tra iscritti, docenti e personale degli uffici va riequilibrato. Se la presenza di migliaia di universitari contribuirà a dare nuovo slancio alla città, sarà comunque necessario fornire loro più servizi, dai trasporti pubblici ai luoghi di aggregazione. Perché Bergamo sia «città universitaria» a pieno titolo, con reciproca soddisfazione.

© RIPRODUZIONE RISERVATA