15 candeline per il Maguire’s
Il pub dove la gente si incontra

Gigi è uno di quei personaggi che tutti conoscono o che almeno, anche se non gli hanno mai stretto la mano, tutti pensano di conoscere, vuoi per il volto incrociato chissà quante volte in città, vuoi per quei modi affabili che lo rendono fratello di chiunque. Il suo Maguire’s ha festeggiato in questi giorni 15 anni.

In certi film, una scena del genere è il gran finale: tutti i personaggi incrociati e raccontati durante le due ore di pellicola - dal coprotagonista all’ultima delle comparse - che sfilano accanto all’interprete principe, per donargli un saluto oppure un omaggio, come a ringraziarlo di tutto ciò che ha fatto, ingigantendo i contorni della sua figura e della sua importanza.

Ma nei giorni scorsi non serviva guardare il mondo attraverso la lente di Hollywood per accorgersi che, qualche volta, anche la realtà si inventa sceneggiature di tale genere, con la differenza che, in questo caso, la storia non è ancora giunta alla fine: la festa è solo l’occasione per celebrare una ricorrenza speciale, gli invitati una gran parte di tutti i personaggi che orbitano intorno alla parabola del protagonista. Che è Gigi Parma, padre padrone del Maguire’s Pub, che proprio in questi giorni festeggia i quindici anni al timone del locale di via Previtali, sorto giusto qualche anno prima, sotto un’altra gestione: il 16 aprile è stata la sera della ricorrenza, festeggiata con cento fedelissimi clienti coinvolti in una speciale cena con degustazione. Gigi è uno di quei personaggi che tutti conoscono o che almeno, anche se non gli hanno mai stretto la mano, tutti pensano di conoscere, vuoi per il volto incrociato chissà quante volte in città, vuoi per quei modi affabili che lo rendono fratello di chiunque. La sua forza, d’altronde, è sempre stata quella: la capacità di farsi apprezzare e di sapere coinvolgere, testimoniata da questi quindici anni costellati di amici suoi e del locale. Che non hanno un volto facilmente ricostruibile con un identikit: il Maguire’s lo frequentano gli avvocati e gli operai, gli architetti e i meccanici, i politici e i poliziotti fino ai calciatori affermati, che qualche volta si concedono una pizza e un boccale di birra. Se pensando a un pub si identifica facilmente la clientela con una fascia d’età giovanissima, in questo caso ci si sbaglia: i ragazzi che escono al sabato sera sono solo una piccola fascia, il resto sono quelli dai venticinque anni in su, che spesso anche a tarda notte si concedono un’ora in compagnia, magari subito dopo avere finito di lavorare. «La clientela la fa il gestore: è il rapporto con i clienti che dà il senso al locale – spiega Gigi Parma –. Bisogna sapere trasmettere qualcosa ai propri clienti: in questo modo li si fidelizza. Ci sono molti bar frequentati da giovani che seguono l’ondata delle mode: ma se ci si basa sui pr, si fa la fine delle discoteche».

E, magari, non si va avanti quindici anni senza accorgersene. Anche se, in effetti, il volto del Maguire’s è cambiato molto nei tre lustri di nuovo marchio: «Ho subito iniziato un percorso che punta sulla ricerca accurata di prodotti ricercati: non mi interessa il prodotto generico, ma la qualità. Lo testimonia la grande varietà di distillati, di birre e di vini e anche il menu del ristorante, che spazia da una frittatina con fonduta di formaggio alla tirolese a uno stufato di manzo alla birra trappista con polenta. È questa scelta che permette di andare avanti anche di fronte alla crisi».

Quindici anni sono pochi, ma anche tanti, pure per chi ha quarantasette anni, ma conosce la professione da una vita: «Ho iniziato a lavorare da ragazzino e, per lunghi periodi, ho anche svolto tre attività contemporaneamente – continua mister Maguire’s –. Al Bar Haway ho speso quasi due decenni da dipendente e ho mille ricordi, ma qui trascorro fino a dieci ore al giorno da quindici anni. Posso di certo affermare che è il locale che sento più mio, anche per il tocco personale che provo a dare».

Una fatica lunga tante ore tutti i giorni, resa più leggera dall’aiuto costante di Sergio Moro, il braccio destro: «Di più: lo definirei un fratello. È qui da dodici anni ed è fondamentale il rapporto con lui: alla sera, è il collante tra bar e cucina». Un altro volto di quelli conosciuti, che tutti quanti hanno già incrociato chissà quante volte. Specie quelli che in un mercoledì di inizio primavera si sono ritrovati alla festa dei quindici anni, in quella che sembrava la scena finale di un bellissimo film.

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