«A Bergamo le persone fanno, non dicono». Simonetta Gerevini: in ottobre la Neuroradiologia internazionale in città

L’INTERVISTA. Da Cremona, e dopo anni a Milano, la neuroradiologa è arrivata a Bergamo. Con il summit internazionale, un’ambizione: mostrare la città nella sua globalità, la bellezza del territorio.

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«Sono arrivata a Bergamo dopo 28 anni di lavoro a Milano. Poco dopo è arrivato il Covid: quel momento così complesso ha consentito a me e alle persone che lavoravano con me di trovare un sentimento di comunione e condivisione molto importante». Simonetta Gerevini, originaria di Cremona, è il direttore dell’Unità di Neuroradiologia dell’Asst Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo: «Sono prima di tutto un medico e un neuroradiologo - spiega -, un tempo si diceva “faccio le fotografie, faccio e guardo le immagini”, nel senso che mi occupo di Tac e Risonanze dell’encefalo e della colonna vertebrale».

Focus del suo lavoro è quindi la neuroradiologia nella diagnosi e per la cura delle patologie che colpiscono il cervello e il midollo spinale: al centro anche l’utilizzo dell’intelligenza artificiale negli esami diagnostici e nell’interventistica,uno dei tanti temi che saranno affrontati nel 32° Congresso nazionale dell’Associazione Italiana Neuroradiologia (Ainr), che ha scelto Bergamo come sede dell’iniziativa – la prima tutta in presenza dopo la pandemia –, in programma dal 18 al 21 ottobre nel Seminario vescovile di Città Alta. Ad organizzare l’importante appuntamento è proprio la dottoressa Gerevini: attesi gran parte dei 700 iscritti all’associazione e sette specialisti internazionali dall’Europa e dagli Stati Uniti. «La scelta di Bergamo non è casuale - spiega -: è stata scelta per la sua esperienza e perché con Brescia è Città della Cultura. La radiologia dell’ospedale Papa Giovanni XXIII è inoltre un riferimento sul territorio. Sia dal punto di vista diagnostico che interventistico siamo al pari dei migliori centri italiani».

Sarà un congresso differente dai summit tradizionali medici: «L’obiettivo e l’ambizione è di creare un congresso diverso, di livello scientifico alto ma che offra la possibilità di essere un veicolo per far conoscere il territorio - dice -. Sto cercando di avere un contatto con il territorio in maniera trasversale perché voglio che i medici ospiti del congresso capiscano cosa è bergamo e la vivano nella sua interezza e bellezza. Bergamo è un luogo dove la gente fa e non dice». E lei ama molto questa città: «Vengo da Cremona e qui ho ritrovato quella dimensione di vita: qui lascio finalmente l’auto e in bici o a piedi giro strade e piazze. Anche senza una meta precisa». Un luogo del cuore? «La funicolare che porta in Città Alta: è un ricordo di me bambina e delle gite in famiglia». Bambina che sapeva il fatto suo: «A 11 anni ho deciso di fare il medico, a 18 anni di fare il neuroradiologo. Il mio sogno nel cassetto? Offrire ai colleghi più giovani le opportunità che ho avuto io».

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