Babbo Natale con le ruote

Babbo Natale guida l’automobile. È lui il vero benefattore dello Stato, il generoso contribuente che tenta (inutilmente) di arginare il deficit con le sue evoluzioni a quattro ruote.

È anche uno dei principali colpevoli dello smog stile Città del Messico che si adagia velenoso sulle città della Lombardia, ma se non vivesse col motore acceso l’Italia fallirebbe. L’amara conclusione deriva dalla lettura dell’ultima ricerca della Cgia (Artigiani) di Mestre: nonostante il costo del petrolio sia ai minimi storici dal 2008, il prezzo dei carburanti è aumentato del 30%.

Il motivo è elementare, le accise sono lievitate sino ad arrivare a 0,99 centesimi, sfiorando l’importo simbolo di un euro. Così, per un litro di verde, l’automobilista paga 1,451 euro sapendo che due terzi vanno all’erario. Poiché il prezzo industriale è più o meno uguale in tutti i Paesi europei, in questa particolare classifica che determina la famelica aggressività dello Stato siamo secondi soltanto agli olandesi: loro pagano il 70,3% di tasse, noi il 68,2%. E questo senza che il crollo del prezzo del greggio abbia creato alcun beneficio. Agli italiani la benzina costa il 14,4% in più che ai francesi, il 18,9% in più che agli sloveni, il 30,7% in più che agli austriaci.

Il salasso sarebbe perfino accettabile se servisse a finanziare infrastrutture, servizi, almeno il deficit. E invece abbiamo scoperto che nelle pieghe della legge di Stabilità - votata con la valigia in mano prima dei 19 giorni di vacanza - sono stati infilati 20 milioni di euro per i famigerati ventimila forestali della Calabria (più del doppio dei ranger canadesi). È la nuova Italia o la solita Italia? In attesa di scoprirlo, buon Natale.

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