Come un cane in chiesa

di Giorgio Gandola
Qui bisognerà attrezzarsi a cambiare anche i proverbi. Il Comune di Milano ha deciso di redigere un regolamento per la tutela degli animali che verrà portato in consiglio comunale in ottobre.

Qui bisognerà attrezzarsi a cambiare anche i proverbi. Il Comune di Milano ha deciso di redigere un regolamento per la tutela degli animali che verrà portato in consiglio comunale in ottobre. In attesa di quelli sul parcheggio selvaggio, sugli schiamazzi alle quattro di mattina e sulle bici in slalom contromano sui marciapiedi, gli abitanti del Gran Milán si devono accontentare. E poiché dalla metropoli escono spesso idee destinate a fare tendenza nelle città vicine, vale la pena dare un’occhiata.

Prima sorpresa: i cani, purché di piccola taglia e non aggressivi, potranno entrare nei luoghi pubblici. Uffici, ristoranti, bar, impianti sportivi. Soprattutto in chiesa. E qui si sfata un’antichissima consuetudine, quella di lasciare gli animali fuori dai luoghi di culto, tanto da far dire al buon senso comune «sfortunato come un cane in chiesa», a rischio bastonatura. Questo anche se sono molti i parroci che, ai giorni nostri, chiudono un occhio o tutti e due.

Altre novità del regolamento. Negli acquari non si potranno tenere pesci rossi singoli, ma almeno una coppia perché trattasi di «animali sociali». Vicino alle colonie di gatti dovranno essere realizzati dossi per far rallentare le auto, come nei pressi delle scuole. Mai più aragoste vive in ghiacciaia nei ristoranti. Il regolamento prevede due articoli sanzionatori: 500 euro di multa (sacrosanti) per i padroni che non raccolgono gli escrementi dei cani e il sequestro degli animali usati dai mendicanti per muovere a compassione i passanti e farsi dare l’elemosina. Quest’ultimo diktat ci pare un po’ prepotente. Lasceremmo all’animale decidere a chi voler bene; ad alcuni manca solo la parola.

© RIPRODUZIONE RISERVATA