Conversioni

di Giorgio Gandola

I prigionieri cristiani hanno quattro possibilità di convertirsi: due volte viene chiesto loro educatamente, la terza dopo dieci frustate con un cinturino di pelle. Alla quarta richiesta, il rifiuto significa morte per impiccagione.

I prigionieri cristiani hanno quattro possibilità di convertirsi: due volte viene chiesto loro educatamente, la terza dopo dieci frustate con un cinturino di pelle. Alla quarta richiesta, il rifiuto significa morte per impiccagione.

Questo avviene nell’Iraq profondo, mentre i 100 mila fanatici dell’Isis (Islamic State Iraq e Siria, per gli approfondimenti c’è Wikipedia) sognano di restaurare il Califfato da Baghdad alla Turchia e massacrano gli infedeli, nostri fratelli, spingendoli verso il Kurdistan. Una fotografia struggente sta moltiplicando il suo effetto emotivo sui siti: raffigura una bimba che prega accanto alla mamma, davanti alla statua della madre di tutti i credenti, la Madonna. Attorno a loro solo macerie, l’effetto pratico dei mortai islamici.

Tutto distrutto tranne quella cappella, come se qualcuno avesse steso la sua mano per concedere, a chi non ha più nulla, almeno di pregare. Il pensiero corre alle donne e ai bambini, vittime indifese di questa guerra di religione e di conquista. Mentre gli uomini fatti prigionieri vengono uccisi, donne e bambini sono più utili come schiavi. Le prime vengono cedute come regalo ai combattenti, previa analisi di «purezza» (test di verginità) compiuta da medici al seguito delle milizie. I piccoli vengono mandati nei villaggi degli jihadisti per essere cresciuti secondo la regola talebana. E chi ha potuto mettersi in contatto con questo inferno ha raccolto un appello: «Gli americani bombardino noi, non loro. Meglio morire che finire nelle loro mani». Questo avviene mentre il deputato grillino Di Battista dice: «Il terrorismo è l’unica arma per chi si ribella» e un sondaggio rivela che il problema numero uno per gli italiani in vacanza è la pioggia.

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