Il tetto di Corradino

Abbassare il tetto» è diventata la parola d’ordine non certo dell’edilizia in crisi nera, ma della spesa pubblica. Per adeguarsi alle direttive del governo, anche il consiglio d’amministrazione della Rai ha approvato la riduzione a un massimo di 240 mila euro dello stipendio lordo dei dirigenti.

Abbassare il tetto» è diventata la parola d’ordine non certo dell’edilizia in crisi nera, ma della spesa pubblica. Per adeguarsi alle direttive del governo, anche il consiglio d’amministrazione della Rai ha approvato la riduzione a un massimo di 240 mila euro dello stipendio lordo dei dirigenti.

La decisione procurerà il mal di pancia a molti, non a Corradino Mineo che da direttore di Rainews è felicemente passato alla politica ed è stato eletto nelle file del Pd. Voi direte, che ci azzecca? Un po’ di pazienza.

La settimana scorsa Mineo si è rifiutato, fra lo scalpore dei compagni di partito, di versare la quota parte dello stipendio di parlamentare nelle casse del partito. La sua spiegazione urticante: «Non sono un taccagno, ma il pizzo non lo voglio pagare». Detto fatto, da qui il rifiuto di versare 25.000 euro alla causa.

Da senatore guadagna 5.000 euro al mese netti, più 3.500 di diaria, più un rimborso di 1.650 per spese generali, più 2.090 di forfait da esercizio di mandato, più altri 2.090 da giustificare con ricevute. Il totale è di 14.330 euro al mese. Tutto ciò per arrivare al punto, la sottolineatura di Mineo per sostenere il rifiuto di attenersi al regolamento interno: «Per accettare la candidatura ho lasciato la Rai e ho dovuto rinunciare a una retribuzione più alta».

Anche se certamente non è stato obbligato dal medico a candidarsi, ora il noto giornalista si consolerà: fosse rimasto avrebbe sentito un dolore al portafoglio. Resta un retrogusto di amarezza nel constatare che anche i comunicatori (e i loro problemi economici) sono lontani anniluce da quelli dei cittadini.

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