Lettori ed elettori

di Giovanni Cominelli

Da ieri manca nelle edicole una testata storica del Paese: L’Unità. È stata una colonna sonora della Prima repubblica. Ha condensato ideologie, passioni, speranze

Da ieri manca nelle edicole una testata storica del Paese: L’Unità. È stata una colonna sonora della Prima repubblica. Ha condensato ideologie, passioni, speranze, militanze generose e ingenue, conflitti sociali e battaglie culturali.

Fondata da Antonio Gramsci non quale organo di partito, ma come «giornale di sinistra», in edicola dal 12 febbraio 1924, sequestrata più volte e chiusa definitivamente dal fascismo l’8 novembre 1925, in edizione clandestina dal 27 agosto 1927 a Lilla, in Francia, e poi in Italia dal 1° luglio 1942, in edicola di nuovo dal 2 gennaio 1945.

Nel luglio 2000 un’altra chiusura. Le copie erano precipitate a 29 mila. Ora a 20 mila. Chi è l’assassino? Secondo il direttore dell’Unità è il Pd formato Renzi. Secondo altri, La Repubblica. Secondo Grillo, si tratta di un altro felice passo verso il dominio totale della Rete, la nuova Echelon democratica.

La verità non sta nel mezzo di queste posizioni, ma tutta intera da tutt’altra parte. È il brutale rintocco di una campana che batte per tutti i giornali, stampati o online, anche per quelli copiosamente finanziati dallo Stato: sono i lettori che chiudono i giornali, a partire da una domanda esigente di fatti e di interpretazioni. Se qualcuno vorrà riaprire l’Unità, dovrà partire da un’analisi non autoindulgente delle ragioni del fallimento.

Se il Pd conquista 11 milioni e 100 mila voti alle europee 2014 e l’Unità scende a 20 mila copie, vuol dire che ha cessato di parlare alla sinistra reale. Si è ridotta a rappresentare la sinistra minoritaria massimalista, giustizialista, girotondina, nostalgica. E i lettori/elettori della sinistra del 41% hanno risposto in maniera crudele con la exit strategy.

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