Sfrattato per tre euro

di Giorgio Gandola

Come avrete certamente intuito, la caratteristica principale dell’Urlo è nella sua contraddizione lessicale. Un ossimoro. Di solito qui si esprimono giudizi senza guardare in faccia a nessuno, ma senza gridare.

Come avrete certamente intuito, la caratteristica principale dell’Urlo è nella sua contraddizione lessicale. Un ossimoro. Di solito qui si esprimono giudizi senza guardare in faccia a nessuno, ma senza gridare.

Questa volta però si fa fatica a non alzare la voce, a non indignarsi platealmente, a non rovesciare la scrivania alla lettura di una notizia riportata dal sito del Corriere della Sera. Un artigiano di Lugo (Ravenna) è stato ufficialmente sfrattato con sentenza del giudice perché ritenuto moroso di una somma enorme: tre euro. E l’esecuzione è stata messa in calendario il 20 aprile, giorno di Pasqua.

Impresario edile, vittima come migliaia di altri artigiani della micidiale crisi del settore, da ottobre a gennaio non è riuscito a pagare l’affitto. A questo punto il padrone di casa gli ha intimato di rispettare il contratto e lui ha capito che non c’erano più margini.

Ha raccolto la somma dovuta, 1938 euro, e ha inoltrato il bonifico attraverso la banca, che ha trattenuto d’ufficio tre euro di commissione. L’artigiano non se n’è accorto, convinto di avere saldato il debito. Il padrone di casa, come minimo pedante, ha deciso egualmente di adire le vie legali contro l’inquilino moroso (tre euro) e lo ha portato davanti al giudice, il quale ha certificato l’insufficienza dell’importo e ha convalidato lo sfratto. Una storia non si sa se più assurda o più vergognosa che dimostra come il nostro Paese, in nome di una burocrazia sempre più impersonale, sta perdendo una delle sue caratteristiche peculiari: l’umanità.

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