Tiepidissimo...

di Giorgio Gandola

Tiepidissimo è l’aggettivo più in voga nel giorno dei discorsi di Renzi. Tiepidissimo il Senato, che ha riservato al presidente del Consiglio 17 applausi durante la prolusione programmatica mentre Enrico Letta era stato gratificato con un numero nettamente più alto: 45.

Tiepidissimo è l’aggettivo più in voga nel giorno dei discorsi di Renzi. Tiepidissimo il Senato, che ha riservato al presidente del Consiglio 17 applausi durante la prolusione programmatica mentre Enrico Letta era stato gratificato con un numero nettamente più alto: 45.

La spiegazione è persino scontata ed è contenuta nella frase più urticante e provocatoriamente sublime del Giamburrasca della politica: «Spero di essere l’ultimo premier che vi chiede la fiducia». Nel senso che, volendo abolire il Senato stesso, in futuro questa necessità non ci sarà più. Mai visto il supporter di una squadra che esulta per un autogol del proprio terzino o - come dicono gli americani - un tacchino far la ruota il giorno del Ringraziamento.

Tiepidissimo è l’atteggiamento di parte del Pd di fronte al Renzi con le mani in tasca, al Renzi che non parla alla classe politica ma ai cittadini, al Renzi che sottolinea l’immobilismo del Parlamento davanti alla crisi e alla sofferenza delle famiglie, al Renzi che (a differenza dei predecessori) non tratteggia gli scenari italiani in politica estera e non pone l’accento sulla questione meridionale. Qui la sensazione è che le dimenticanze fossero volute e che quel discorso impressionista significasse soltanto: o ci rimbocchiamo le maniche o andiamo tutti a casa prima che faccia sera.

Tiepidissima, anzi proprio ferocemente contraria, l’accoglienza da parte di Beppe Grillo e dei suoi. Comprensibile, ha rubato loro il copione. Ed è certamente un avversario più pericoloso di Giovanardi o Fassina.

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