Jelly, arriva l’app
per ricerche social

Anno nuovo, start up nuova che mira anche a sfidare Google. Si chiama Jelly e a lanciarla è nientemeno che il cofondatore di Twitter, Biz Stone, dopo qualche mese di rodaggio invisibile e un primo round di finanziamenti che ha visto come donatori personaggi famosi.

Anno nuovo, start up nuova che mira anche a sfidare Google. Si chiama Jelly e a lanciarla è nientemeno che il cofondatore di Twitter, Biz Stone, dopo qualche mese di rodaggio invisibile e un primo round di finanziamenti che ha visto come donatori personaggi del calibro di Bono Vox degli U2 e dell’ex vice presidente degli Stati Uniti, Al Gore. Jelly – l’icona richiama l’immagine di una medusa – è una app e anche una piattaforma Internet che fa delle ricerche sfruttando le foto – oramai un tormentone della vita digitale – e la rete delle proprie amicizie virtuali sui social network.

Come funziona

«Jelly cambia il modo in cui facciamo ricerche. Avere risposte dalle persone è molto diverso che averle da un algoritmo», spiega Biz Stone sul blog di Jelly, e cita anche una famosa frase di Albert Einstein, «l’informazione non è conoscenza, la sola fonte di conoscenza è l’esperienza» a sottolineare che rispetto ai motori di ricerca più tradizionali – che nel frattempo stanno inglobando anche la «social search» – questo si appoggia sulla conoscenza e sulle esperienze degli utenti. Rispolverando l’abitudine di fare affidamento sulle persone di fiducia.

Come funziona Jelly? Usando la videocamera dello smartphone si scatta la foto (per esempio di un monumento, un paesaggio, un edificio) evidenziando con le dita la parte su cui si vogliono chiedere informazioni. Poi l’immagine si posta accompagnata da una domanda destinata alla propria schiera di amici ma anche di altri utenti dei social network. Essendo connessa ai propri account Twitter e Facebook, la app permette infatti ai nostri contatti di rispondere al quesito o di girarlo a sua volta a uno dei propri amici. L’applicazione è disponibile sia per iPhone sia per dispositivi con sistema operativo Android.

La start up 2014

«In un mondo in cui 140 caratteri sono considerati la lunghezza massima – spiega Biz Stone, facendo riferimento pure alla sua creatura Twitter – una foto vale anche mille parole. E le immagini sono basilari nell’esperienza di Jelly, perché aggiungono profondità e un contesto a ogni domanda».

La start up fondata da Biz Stone ha destato grande interesse da parte di numerosi investitori. Oltre a Bono e Al Gore, è stata foraggiata anche dagli altri cofondatori di Twitter, Evan Williams e Jack Dorsey. Il sistema del Question&Answer di Jelly non è certo una novità nel panorama Internet (vedi Quora o Yahoo! Answers) ma in questo caso il vero «bonus» è l’uso delle foto. Potrebbero consentire a questo esperimento ambizioso ideato però da chi di Internet, novità e social network se ne intende, di diventare la novità del 2014.

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