Cicciobello, 50 anni
e non sentirli

Morbido, occhioni azzurri, aria furbetta, capelli biondi da angioletto e quella boccuccia di rosa che fa innamorare tutte le bambine. Con tanto di «crudele» giochino che per le piccole mamme (un po' meno per quelle vere?) è uno spasso. Il Cicciobello compie 50 anni.

Morbido, occhioni azzurri, aria furbetta, capelli biondi da angioletto e quella boccuccia di rosa che fa innamorare tutte le bambine. Con tanto di «crudele» giochino che per le piccole mamme (un po' meno per quelle vere?) è uno spasso: togliere e mettere il ciuccio tra uno strillo e l'altro, mentre si prepara la pappa, si organizza il fasciatoio e il passeggino è giù pronto con tanto di borsa premaman per la passeggiata al parco giochi. Ecco il magico mondo del Cicciobello che da 50 anni tondi tondi incanta generazioni di bambine che sognano di fare le mamme, in uno dei giochi di ruolo più antico del mondo.

I ricordi si sprecano per chi con il Cioccobello è cresciuto, tra tutti i suoi kit di sopravvivenza che vanno dal piatto-pappa al seggiolone ergonomico. Di tutto di più per questo bimbo dagli occhi blu, ma non poteva essere altrimenti: il bambolotto che più di tutti ha contrastato la supremazia delle Barbie è arrivato con un mondo di varianti e accessori, nella Bergamasca da sempre dono preferito da chiedere a Santa Lucia. Per tutti i gusti, tanto che solo per il suo anniversario si presenta nella versione «Cicciobello Gioca con me», modello più tecnologico, la riedizione storica del «Cicciobello Bellissimo» - per i patiti del vintage -, gli «Amici del Mondo» - con la bambola di razza africana e orientale - e l'immancabile edizione «Christmas», all'insegna del rosso. Nato nel 1962, il compleanno del Cicciobello nella Bergamasca ha un risvolto ancora più importante considerando che a crearlo è stato Gervasio Chiari, titolare della Tecnogiocattoli Sebino Spa, mancato lo scorso anno: bresciano di Cologne e bergamasco di residenza, questo ex alpino iniziò costruendo soldatini per arrivare al bambolotto superstar: «Un bel gioiello - ha ricordato lo stesso Chiari qualche anno fa -. Poche altre bambole sono riuscite a stabilire con le bambine una relazione così duratura: l'ho creato nella convinzione che i bambini avessero bisogno soprattutto del "gioco dell'affetto"».

La produzione di Cicciobello terminò nel '84, quando modelli, marchio e stampi passarono alla Migliorati Giocattoli di Pavone Mella e successivamente alla Giochi Preziosi di Cogliate, che ancora oggi lo fabbrica. Ma il compleanno è ancora più bergamasco considerando che il primo disegno uscì dalle mani di un artista orobico, Silvestro Bellini, allievo dell'Accademia Carrara e assunto come modellatore da Chiari: a ispirargli il volto fu quello di un neonato bergamasco. Dopo il Cicciobelo tradizionale, già nella metà degli anni Sessanta il fenomeno esplode, con tanto di passeggino «Cicciogo», il seggiolone «Cicciopappa», la culla «Ciccionanna» e il fasciatoio «Ciccioservice». Per la serie: l'azienda ne sapeva di merchandising, ma non solo, tanto che in tema di globalizzazione, il bambolotto tradizionale si apre al mondo e arrivano nel 1967 i fratellini: l'africano «Angelo nero» e il cinesino «Ciao-fiu-lin».

Evoluzioni all'insegna di un mondo senza frontiere: «Una bambola multicolore che alimenta un messaggio di pace e di speranza per tutti» ha detto ancora Chiari. Ma proprio tutti, e talmente al passo coi tempi, che la bambola ora è pure su internet (cicciobello.it) e addirittura in Facebook, dove ha oltrepassato gli 8 mila amici e dove, narrando nel dettaglio la sua storia, racconta le sue avventure, con bambine di tutto il mondo che si scambiano sulla bacheca virtuale curiosità e consigli su pappe e nuovi giochi. In fondo il Cicciobello i suoi 50 anni proprio non li sente: ha coccolato e si è fatto coccolare da milioni di piccole mamme, si è evoluto imparando a cantare come una rockstar (siamo negli anni '80 e arriva il «Cicciobello Rock») o a gattonare e camminare, fino pure a farsi male con il tanto amato «Cicciobello Bua».

Fenomeno internazionale, oggetto di moda arrivato nelle vetrine delle gallerie commerciali più famose - da Harrod's a Londra a Fao Schwarz di New York -, il suo nome è stato pure sinonimo di una generazione, quella maschile. E se ora più che «Cicciobelli» abbiamo dei «Bamboccioni», questo bambolotto racconta tutto un mondo femminile dalla vena istintiva nell'accudire il figliol prodigo. Del resto, sul Cicciobello ogni «bambina cresciuta» serba ricordo: dai vestitini fatti cucire dalla nonna per variare il guardaroba, al suo magico biberon con tanto di liquido bianco simil-latte, a tutto un mondo cicciobellesco, nella costruzione di una perfetta storia da mamma. Perché niente pare turbare il biondino dagli occhi di ghiaccio, con la piccoletta di turno che se lo stringe forte. Poi tutto d'un tratto ecco che la bimba sfila il ciuccio e il pianto parte a sirena per tutta casa. La mammina non dispera, il ciuccio arriva presto: «Stai "tlanquillo", ci sono qua io» lo accudisce lei, con ancora la «r» da rodare. E il gioco è fatto, come da copione di una delle più tradizionali e belle favole del focolare.

Fabiana Tinaglia

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