Concorso di colpa
Ma Rossi ne ha di più

Ora, come sempre, ci si divide. Talebani «pro Valentino» e talebani «anti». Ma la realtà non è mai tutta bianca o tutta nera: la realtà è una sfumatura di grigio.

E allora il fatto di ieri va analizzato. Rossi ha sbagliato, e grossolanamente ingaggiando un duello in cui aveva tutto da perdere, un Mondiale soprattutto. Ha sbagliato accettando le provocazioni evidenti di Marquez e quelle più striscianti di Lorenzo. Ha sbagliato a trattare come un bambino un pilota che ha sì 14 anni meno di lui, ma non è un pivello: ha vinto 4 mondiali e merita rispetto, non sberleffi.

Invece Valentino s’è comportato male. Evocando i complotti (che magari in parte esistono pure) ha caricato la vigilia della gara di una tensione che puoi «usare» solo se sei certo di saperla gestire. Invece ha messo in pista un’arma sulla quale è stato l’unico a inciampare. Non Lorenzo, non Marquez sono caduti nella trappola di Valentino. Valentino, invece, sì. E ora Marquez, che non è un chierichetto, passa pure per vittima. Un capolavoro di autolesionismo. Poi, si possono trascorrere settimane sulla moviola del pestone. È Marquez che ha corso solo contro Valentino, è Rossi che rallenta, è Marquez che lo affianca, è Rossi che lo scalcia, no è Marquez che si appoggia, e via così.

La verità è che Rossi negli anni di astinenza dalle vittorie ha litigato tanto, troppo, con quasi tutti. E ora corre da solo. Mentre qualche amico in pista serve, eccome. Sono le leggi non scritte delle corse, c’è poco da fare. E dire «allora non corro più», quasto sì è da bambini frignoni.

Valentino invece vada a Valencia, corra come sa fare lui, ci provi fino all’ultimo e saremo tutti in piedi ad applaudirlo, a prescindere dal risultato. Se invece scenderà dalla sella sarà il modo più triste per dichiararsi un ex corridore. Perché il peggior modo di non vincere è sempre lo stesso: non saper perdere.

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