Consigliera o assessora?
La richiesta in Consiglio

«La lingua non è un semplice strumento di comunicazione né un banale specchio della realtà circostante, la lingua può creare realtà ed essere un potente motore di cambiamento».

Sono i primi due motivi che hanno spinto la consigliera (e sottolineiamo la declinazione femminile) Emilia Magni (nonché presidentessa del Consiglio delle donne di Palazzo Frizzoni) a presentare un ordine del giorno con il quale chiede al sindaco e alla Giunta di «intraprendere un percorso di revisione dei termini utilizzati in tutta la modulistica del Comune in modo da mettere in evidenza entrambi i generi». Se l’ordine del giorno venisse approvato l’assessore donna verrà chiamata «assessora», il presidente,«presidentessa» e così via.

La consigliera Magni invita poi la Giunta a «realizzare un corso di formazione per le funzionarie e i funzionari sull’uso del linguaggio di genere». A sostegno della sua richiesta ricorda una direttiva europea, che obbliga «le amministrazioni pubbliche a utilizzare in tutti i documenti di lavoro un linguaggio non discriminatorio, come ad esempio, usare sostantivi i nomi collettivi che includano persone dei due generi». «La richiesta – dice Luisa Pecce della Lega – esprime una necessità di riconoscimento da parte delle donne che occupano nuovi ruoli e che non hanno un’espressione linguistica al femminile corrispondente. Ma l’indicazione, così come presentata nell’ordine del giorno, mi pare eccessiva soprattutto quando si richiedono corsi sul linguaggio di genere ai dipendenti comunali».

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