Profughi, la politica
senza più bussola

C’è sempre un capro espiatorio per dire che così l’accoglienza dei migranti non va. Tra (e nei) partiti, consapevoli che il binomio immigrazione-sicurezza è un trita-consensi, si è scatenato il tutti contro tutti, in una manifesta debolezza a gestire un problema reale complesso. Che tocca sensibilità e territori diversi, che va spiegato, va, appunto, governato.

Anziché cercare il come, però, si è alle prese con show mutevoli, volti a piantare bandierine piuttosto che a trovare soluzioni condivise. L’ultima istantanea di questa campagna elettorale giocata in anticipo e senza esclusione di colpi è la stretta di mano tra Matteo Salvini e Alessandro Sorte. Il leader della Lega, arrivato a Romano per uno dei sopralluoghi nelle palestre che stanno ospitando i profughi, si è trovato letteralmente avvolto dalle bandiere tricolore di Forza Italia, «reclutate» dal coordinatore provinciale azzurro.

Un coup de théâtre dall’effetto detonatore. Da una parte ha disorientato la Lega, dall’altra ha imbarazzato il Pd. Ma quale Pd? Si direbbe quello cittadino, visto che il primo a sfogarsi su Facebook è il vicesindaco Sergio Gandi: «I nostri alleati di Forza Italia, d’accordo con Salvini, vogliono sgombrare i profughi con le ruspe». E riferendosi proprio alla foto in questione: «A noi non dice nulla sulle nostre alleanze?».

La domanda è all’indirizzo di Via Tasso, dove il Pd va a braccetto con Sorte. Il presidente Matteo Rossi, però, non si scompone e dribbla la querelle: «Sono alle prese con il Bilancio, sulle questioni politiche risponde il partito». Lo scaricabarile finisce al segretario Gabriele Riva, che con equilibrismo cerca di tenere insieme il fronte di Palafrizzoni (il più critico nei confronti dell’asse provinciale) e quello di Via Tasso. «Non vedo in Sorte e in Forza Italia un alleato – interviene –. Il Pd è assolutamente alternativo a Lega e Forza Italia. Sulla Provincia c’è stata una convergenza inevitabile, necessaria per la governance del territorio. Sui profughi non faremo un passo indietro, sosteniamo lo sforzo di Rossi a trovare con la prefettura una soluzione a un problema reale. Non usiamo le istituzioni per fare demagogia. Se Sorte ha cambiato idea, ce lo dica».

Il diretto interessato ribalta la frittata, ma il risultato non cambia: «Siamo fermamente nel centrodestra, la Provincia però è un’altra cosa». L’impressione è che il Patto del Nazareno in salsa orobica sia ben lontano dal saltare. Anche se la Lega ci prova, incassando di essere andata sotto a Forza Italia come presenze in piazza. «La nostra battaglia sui clandestini è per la gente. Se quindi Forza Italia è dalla nostra parte va benissimo, ma si decida: o sta con noi contro i clandestini, o sta con chi sta con i clandestini o fa finta di non volerli», commenta il segretario lumbard Daniele Belotti , indicando nella mozione che il Carroccio porterà in Via Tasso un banco di prova: «Chiede l’indisponibilità della Provincia a dare immobili da destinare ai clandestini. Viste le dichiarazioni di Rossi e la partecipazione di Forza Italia alla nostra manifestazione, dovrebbe passare all’unanimità».

Ma a smontare il giochetto della Lega dura e pura entra a gamba tesa il capogruppo in Regione dei 5 Stelle Dario Violi, scoprendo il vaso di Pandora: «La Lega di Bergamo inaugura l’auto-contestazione. Da una parte l’Asl con i suoi dirigenti messi lì dal partito (a partire da Mara Azzi, direttore generale,che sarebbe stata convocata anche dal governatore Roberto Maroni per fare il punto) concede l’agibilità alle palestre che ospitano gli immigrati, dall’altra lo stesso partito fa manifestazioni di piazza contro la concessione. È il più evidente esempio di dissociazione cognitiva della storia politica bergamasca».

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