Ciclismo, mantellina tra le ruote:
Cade e sfuma la prima vittoria

Incontriamo Alfio Locatelli il giorno dopo la mancata vittoria al Gran Premio Rota Nodari, ad Almenno San Bartolomeo. Non l'ha ancora digerita. Nemmeno l'incoraggiamento (pur apprezzato) dei compagni di squadra con i quali lunedì ha pedalato per una cinquantina di chilometri ha fatto passare in secondo ordine l'episodio.

Che Alfio, portacolori della Palazzago Elledent, descrive così: «Ancora non riesco a capacitarmi. Sarebbe stata la prima vittoria da dilettante. Nel finale ho deciso di togliermi la mantellina che malauguratamente è finita nella ruota posteriore determinando la caduta. È avvenuto nel momento in cui ho lanciato la volata, a una trentina di metri dal traguardo. La caduta mi ha causato il salto della catena. Che fare? Mi sono caricato la bicicletta a spalla e ho raggiunto il traguardo».

Le immagini che hanno immediatamente fatto seguito all'arrivo di Alfio Locatelli le abbiamo bene impresse: era semplicemente disperato. Gli chiediamo perché non si fosse liberato prima della mantellina. «Forse l'inesperienza, sono stato probabilmente condizionato anche dal fatto di non voler gettare un indumento, non mi sembrava corretto... Non so, è andata così».

C'è un altro Locatelli, però, che ha fatto festa: si chiama Paolo (Team Colpack-Bergamasca) e ad Almenno ha vinto. Senza quell'incidente Alfio sarebbe riuscito a contrastare la rimonta di Paolo? «Pur riconoscendo a Paolo grandi doti, ritengo comunque che senza la caduta non mi avrebbe raggiunto: ero lanciatissimo. Certo, manca la controprova ma vi posso assicurare che sarebbe stato arduo per chiunque riprendermi, determinato com'ero».

Passiamo al terzo Locatelli, Olivano, direttore sportivo di Alfio, che nei primi dieci ha visto piazzati tre dei suoi ragazzi: Doneddu (3°), Cotesta (5°), Locatelli (6°) . Immaginiamo che Olivano non l'abbia presa tanto bene. «In effetti ha lasciato soltanto Doneddu alla cerimonia di premiazione, tutti gli altri, io compreso, sono stati invitati in sede dove ha sottolineato gli sbagli commessi in gara. Non lascia proprio nulla al caso».

Per inciso è doveroso aggiungere che Alfio ha iniziato a correre nella scia del fratello Michele (ora fisioterapista), nella Caluschese, per passare tra gli juniores della Dielle che ha preceduto, lo scorso anno, il debutto tra i dilettanti con Schivardi-Boltiere per passare all'inizio dell'attuale stagione con il team dei fratelli Anita ed Ezio Tironi.

Un pensierino al professionismo? «Sino a qualche mese fa non lo ritenevo fattibile, rimaneva soltanto un sogno irraggiungibile. Adesso qualcosa è cambiato: ho parlato con i miei genitori (mamma Franca, papà Donato, ndr) i quali mi hanno dato l'opportunità di praticare l'attività a tempo pieno. Una valutazione sulle mie effettive possibilità le avrò nel corso della stagione. Se riterrò di non essere all'altezza non esiterò a farmi da parte». Gli rimane tuttavia una speranza che gli auguriamo di realizzare. Mantellina nella ruota a parte.
 Renato Fossani

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