Percassi: Sogno la serie A
con i ragazzi del vivaio

Antonio Percassi arriva al centro Bortolotti che ormai mancano pochi minuti alle sette. Il sole comincia a scendere e non morde più, lui morde il freno. Si capisce subito che non vorrebbe trovarsi un giornalista sull'uscio di casa. Così - magari per educazione, forse per dovere d'ospitalità - si ritrova più o meno costretto a rispondere.

Buonasera presidente.
«Buonasera, ma che ci fa lei qui? La conferenza stampa è fissata per domani mattina».
Certo, ma le prime dichiarazioni...
«Non è il momento, parliamo domani con tutti.
Arrivo adesso...».
 «Sono presidente da un'ora e non vengo qui da 16 anni. Le spiace se entro?»
Si figuri, come le sembra la sede da fuori?
«Uhm, preferisco il verde... i campi da calcio... vado...».
Percassi entra, scende dall'auto, entra nel campo principale, si guarda intorno. È come se tornasse a casa, poi con il suo staff parte per fare il giro del centro sportivo. Quando torna dalla passeggiata-perlustrazione vedendo il cronista ancora sul cancello un po' s'intenerisce: «Vedo che lei non molla...».
Due battute, senza anticipazioni di quel che dirà domani.
«No, questo no».
Appunto, parliamo dei massimi sistemi.
«Ad esempio?».
Partiamo dalla lezione magistrale della sua laurea honoris causa.
«Che c'entra?»
Sarebbe bello portare quei suoi concetti nel calcio, non crede? Proviamo?
«Uhm... proviamo... Niente nomi però».
Partiamo dal titolo della sua lezione: «La bellezza è un dovere».
«Beh, per noi sarà un obbligo fare di questo centro sportivo un posto bellissimo. Io penso davvero che questo possa tornare un gioiello, il nostro gioiello».
Come?
«Un gioiello verde. Più verde, più alberi. Da ogni campo si devono vedere solo due cose: tanto verde e il pallone. Il resto non aiuta a concentrarsi, a lavorare. Vorrei vedere alberi ovunque. Piantumeremo».
E la squadra? «Di sicuro la bellezza è un dovere perché una squadra di calcio deve giocar bene. Anche se adesso entriamo in una situazione di urgenza alla quale dobbiamo far fronte ponendoci un unico obiettivo: tornare subito in serie A. È vitale per noi».
Vitale?
«La serie B causerà una perdita d'esercizio di 15-16 milioni, che lavorando benissimo riusciremo a contenere nei 12 milioni. Nessuno se lo può permettere per più di un anno, quindi la serie B dev'essere una parentesi». La sua lezione magistrale fissava quattro parole chiave: bellezza, intuizione, innovazione, territorio. Ci parli della bellezza nel calcio.
«La bellezza è emozione. Ero a Madrid per la finale di Champions, quello stadio tutto nerazzurro mi ha scioccato. Noi siamo i nerazzurri giusti ma non ci arriveremo mai, lo so bene. Però lo spettacolo prima della partita, durante l'intervallo, dopo la partita... In quello stadio bomboniera...».
A proposito di stadio...
«No, di questo parliamo in conferenza stampa».
La seconda parola chiave della sua lezione: l'intuizione.
«Adesso non le so dire... ho il cervello in ebollizione... Penso a mille cose... Ma no, qui tutti adesso dobbiamo pensare a un solo obiettivo: la serie A. Da conquistare subito, il prima possibile. Niente poesia, adesso bisogna vincere. Guai a distrarsi».
La terza parola chiave: l'innovazione.
«Una squadra e una società di calcio sono una continua innovazione: la comunicazione, il merchandising, il mercato mondiale dei giovani da conoscere a tutti i costi. Altrimenti non cresci mai».
Tipo l'Udinese?
«L'Udinese ha lavorato bene, lo dicono i risultati».
Vent'anni fa lei parlava di diritti tv e noi tutti la consideravamo un visionario. Adesso cosa immagina?
«La tecnologia è decisiva per il futuro. Siamo al calcio visto in 3D, per chi guarda la televisione è sempre più come stare in campo. E i proventi ormai fanno la differenza, guai a non tenere il passo».
Facciamo due cifre.
«Le faremo domani, in conferenza stampa. Ma di certo bisogna giocare in serie A».
La quarta parola chiave della sua lezione magistrale: il territorio.
«L'Atalanta e Bergamo sono una cosa unica, non si possono scindere. L'Atalanta dev'essere radicata sul territorio, dev'essere presente con le istituzioni, i tifosi, i mass media. Se perdiamo questi legami siamo senz'anima. L'Atalanta è il territorio».
A proposito di territorio: va bene lo stadio alla Grumellina?
«Di questo parliamo domani».
Anche di allenatore e campagna acquisti?
«Anche. Di allenatore, di campagna acquisti e del direttore sportivo. Glielo dico prima che me lo chieda lei..».
Però non ci ha detto la sua intuizione del 2010. Ci provi
«Io spero che le intuizioni giuste siano tante...».
Una, ce ne dica una...
«Per esempio mi piacerebbe avere una squadra con 7/8 giocatori su 11 cresciuti nel vivaio... qui a Zingonia...».
Niente male. Ma lo sa vero che dovrà spendere? Sarebbe disposto a raddoppiare l'investimento per il settore giovanile?
«Se non lo faremo subito, perché ormai è tardi e adesso dobbiamo pensare tutti a tornare subito in serie A, di certo lo faremo pianificando la prossima stagione, il 2011/2012, intendo dire».
Con Favini e Bonifaccio?
«Niente nomi, parleremo domani. Ma il vivaio tornerà a essere il nostro gioiello, vedrete... Ci vediamo alla conferenza stampa...».
Pietro Serina

© RIPRODUZIONE RISERVATA