Il commento di Arturo Zambaldo
«In serie A con un macigno sulle spalle»

Mano pesante ma da accettare se ci si rimette a un verdetto emesso da un collegio giudicante legittimamente nominato. Non intendiamo, di conseguenza, atteggiarsi a vittime di turno anche se auspichiamo a viva voce, da conclamati tifosi, una sentenza di secondo grado meno zavorrata. In attesa del dibattimento legato al già preannunciato ricorso meglio coniugare la strada della costruttività, intesa nel più ampio senso del termine.

Partendo dai 6 punti di penalizzazione inflitta alla società atalantina urge, da questo istante, insistere sul mercato per presentarci, ulteriormente rinforzati, ai nastri di partenza del prossimo campionato. Se per una squadra provinciale la serie A è, da sempre, irta di difficoltà in condizioni normali figuriamoci per chi comincia con un macigno come quello che ha investito di colpo i nerazzurri.

Conoscendo l'enorme passione e il grado di managerialità dei Percassi, di sicuro gli stessi correranno ai ripari (l'ingaggio di Pier Paolo Marino è, dunque, a maggior ragione, con il senno di poi, giunto ad hoc). Un contributo rilevante è, inoltre, da esigere all'intera tifoseria, una sorta cioè di responsabilizzazione al pari di squadra, di mister e di coloro che vi collaborano. Insomma, quella che si prospetta nel prossimo torneo è un'impresa che definire gravosa sarebbe forse riduttiva. Parola alle inconfutabili cifre: anzicchè fissare l'obiettivo-salvezza in 40 punti se ne dovranno conseguire, quindi 5 o 6 in più.

Tornando, invece, alle recenti decisioni dei giudici federali non è affatto semplice digerire le responsabilità rivolte a Doni e a Manfredini. Qui, pur tenendo rigorosamente presente che le attuali condanne non rientrano in quelle definitive, il tifoso è portato a non trascurare per niente l'aspetto morale. Non a caso il presidente del Club Amici dell'Atalanta, Marino Lazzarini, a nome degli oltre 5 mila associati, parla di profonda amarezza e delusione riferendosi a ciò che si è appreso dal processo sportivo. Come dimenticare che poco più di un paio di mesi or sono ancora Doni e Manfredini insieme ai compagni di squadra erano stati acclamati e applauditi sino all'inverosimile dai trenta barra quarantamila supporter lungo le vie del centro cittadino? Alzi la mano chi non vorrebbe ribaltare questa indefinibile situazione accantonando, a prescindere, qualsiasi forma di vittimismo.

Arturo Zambaldo

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