Martedì 31 Gennaio 2012
Lutto nel mondo del calcio
È morto il «gabbiano» Angeleri

In realtà il giocatore rimase a Bergamo poi per tutta la vita (abitava in viale Giulio Cesare, nel quartiere di Borgo Santa Caterina), amato per la sua generosità, il suo temperamento e la sua determinazione. Il suo soprannome in campo divenne «gabbiano», per la sua abitudine di tenere le braccia allargate mentre correva, quasi fossero ali. Quando i medici gli scoprirono un leggero soffio al cuore e lo obbligarono a interrompere la sua attività agonistica, reagì arrabbiandosi parecchio: «Il mal di cuore mi viene quando non mi fanno gicoare» sibilò.
A carriera conclusa divenne allenatore, con 96 panchine nell'Atalanta: prima nelle giovanili e poi per tre stagioni anche nella prima squadra. La prima nel 65/66 quando l'obiettivo salvezza fu conquistato grazie al determinante pareggio casalingo contro il Torino all'ultima giornata. Angeleri fu poi confermato nella stagione successiva che fu chiusa dall'Atalanta con un onorevole 11esimo posto.
Al suo posto arriva poi Tabanelli, ma Angeleri viene richiamato a tre domeniche dalla conclusione per salvare la squadra che continua a guidare anche nel successivo campionato, ma solo per 20 giornate. In rotta di collisione con il gruppo Masserini-Pezzoli, viene esonerato dal neopresidente Mino Baracchi. Risulteranno vani i tentativi di salvezza effettuati dai suoi successori: prima Silvano Moro e infine da Ceresoli.
fa.tinaglia
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