Coppia d'assi bergamasca
per la «Juve» del rugby

È stata una domenica da ricordare per Alberto Bergamo e Matteo Ferrari, i due bergamaschi ritrovatisi a Calvisano, terra di storioni e rugby. Più forte di ogni campanilismo, l'esperienza dei due giovani giocatori orobici ha trovato un comune punto di contatto.

È stata una domenica da ricordare per Alberto Bergamo e Matteo Ferrari, i due bergamaschi ritrovatisi a Calvisano, terra di storioni e rugby. Più forte di ogni campanilismo, l'esperienza dei due giovani giocatori orobici ha trovato un comune punto di contatto in quella terra così vicina nello spazio ma lontana per tasso rugbistico. Distanti in età (Alberto ha 24 anni, Matteo 16) e percorso personale, i due sono l'esempio di come il rugby bergamasco, per quanto avaro di risultati di rilievo da un po', sia vivo e competitivo.

L'esordio stagionale di Alberto, campione d'Italia in carica col Cammi, non ha riservato grandi sorprese, ma solo conferme. L'ala originaria di Gandino, infatti, schierata nel quindici iniziale dal tecnico giallonero Andrea Cavinato, ha partecipato al banchetto con cui il Calvisano ha sconfitto le Fiamme Oro Roma nella prima di Eccellenza (42-27): lesto nel seguire l'azione e rapido nel tuffarsi, ovale in mano, oltre la linea di meta al 31' del primo tempo.

«Il movimento bergamasco è cresciuto in maniera esponenziale da quando avevo iniziato», sottolinea Alberto, atteso a novembre dalla laurea in ingegneria. Memore del percorso che, da ragazzino, lo ha condotto dalle giovanili giallorosse prima al Rovato e poi al Calvisano, nella massima serie del rugby italiano, Bergamo traspare umiltà. «Sto coi piedi per terra. Sono qua per lavorare bene con la squadra e studiare. Se arriverà qualcosa di più bene», chiosa il trequarti giallonero sognando, magari, di giocarsi un posto in nazionale.

Lasciando i sogni al futuro, Bergamo ha parole lusinghiere per il neo arrivato tra le fila dei bresciani, Matteo Ferrari: «Qua a Calvisano a volte lavori meglio che in accademia: c'è gente che è stata in nazionale e che sa darti consigli stimolanti. Un conto è allenarsi con un ragazzo della tua età, un altro con gente come Griffen!».

Accolto a braccia aperte, Ferrari si è integrato subito con i nuovi compagni dell'Under 20: «Qui la cosa bella è che fanno allenare i ragazzi dell'U20 con quelli della prima squadra. In più ho ritrovato alcuni compagni d'accademia con cui ho fatto già un percorso èlite». Ferrari, entrato nell'accademia Fir di Parma ad inizio settembre, ha cominciato ad allenarsi con l'U20 del Cammi, esordendo come mediano di mischia nell'amichevole di domenica mattina contro l'Oltremella. Per un sedicenne i ritmi dell'accademia, tra allenamenti e liceo, non sono da prendere alla leggera. In più c'è il peso del viaggio settimanale a Calvisano, ogni venerdì, per allenarsi con i compagni di squadra.

Matteo è però entusiasta e determinato a dare sempre il massimo in ogni ruolo: «Devo imparare a giocare come mediano di mischia, anche se come apertura ho più libertà d'azione». Infine una speranza: «Sarebbe bello essere compagno di squadra di Alberto». Considerate le premesse, vedere tra qualche anno due bergamaschi titolari nel Calvisano non sarebbe poi così improbabile. Volti sorridenti, quelli di Alberto e Matteo. Volti consapevoli del privilegio a cui stanno prendendo parte, abituandosi lentamente al rugby che conta.

«Non tutti ce la fanno ad arrivare dove siamo noi e io stesso forse non ho le caratteristiche per una Celtic League - ammette Bergamo - ma con la volontà i risultati si possono raggiungere». In attesa di altri exploit tra le leve bergamasche resta l'ottimo lavoro svolto dai tecnici nelle varie giovanili oltre che nelle scuole. Giocheranno anche a Calvisano, ma ragazzi come Alberto e Matteo possono far ben sperare chi, in provincia, crede ad un salto di qualità per il rugby bergamasco.

Cristiano Poluzzzi

© RIPRODUZIONE RISERVATA