«Io, bambino vicino a Coppi e Magni»
Zambaldo racconta quel giorno del '55

Il giornalista Arturo Zambaldo si è rivisto in una storica foto che documenta il passaggio di Magni e Coppi sulle strade bergamasche al Giro d'Italia del 1955. Ecco il suo ricordo personale e il racconto di una giornata ricca di emozioni.

Il giornalista Arturo Zambaldo si è rivisto in una storica foto che documenta il passaggio di Magni e Coppi sulle strade bergamasche al Giro d'Italia del 1955. Ecco il suo ricordo personale e il racconto di una giornata ricca di emozioni.

«Indelebile per chi scrive (pensate un pò che sono trascorsi 57 anni) il passaggio di Fiorenzo Magni insieme a Fausto Coppi per le strade bergamasche nel Giro d'Italia del 1955. Undicenne, appresi alla radio che i due assi del ciclismo avevano appena sferrato l'attacco a Gastone Nencini che, in maglia rosa, si era fermato momentaneamente per la foratura di una gomma».

«Seduta stante implorai un amico di famiglia di accompagnarmi ad assistere al transito della carovana del Giro che, partita da Trento si stava dirigendo a San Pellegrino Terme. Nel giro di una mezz'oretta mi ritrovai in strada tra due ali impazienti di folla. Essendo il più piccolo mi si aprì, generosamente, un varco in prima fila, come documentato dalla storica foto. Immaginabile l'attesa di tutti per l'arrivo della preannunciata fuga tanto più che vivere di persona imprese del genere costituiva un avvenimento, in mancanza della Tv, davvero storico».

«Ricordo che a precedere di una manciata di minuti Coppi e Magni fu “Radio corsa” e già l'ascolto dello scandire. dall'alto parlante, dei nomi dei due campioni, l'adrenalina (anche se allora mi era un termine assolutamente sconosciuto) mi sarà salita all'ennesima potenza. Finalmente, poi, il sospirato passaggio. Uno-due secondi durò il tutto tra gli sonori incitamenti e i battimani degli scatenati sportivi. Era Coppi (con la proverbiale espressione corrucciata quando era sotto sforzo) in quell'istante a tirare seguito da un Magni super concentrato ma che non dava segni né di affaticamento né di tensione».

«Da quel momento lo sguardo si spostò di colpo all' orologio per controllare il ritardo di Nencini segnalato, da un paio di motociclisti, nel gruppo degli immediati inseguitori. Trascorsi 3-4 minuti spuntò dal fondo della carreggiata proprio la maglia rosa attorniata dai compagni di squadra intenti, super concentrati, a dare gli strategici cambi allo sfortunato capitano. Gli applausi abbondarono, con spiccata sensibilità, pure all'indirizzo di un Nencini in preda ad un comprensibile dramma sportivo. Terminata la variopinta e indescrivibile carrellata che puntulmente regala il Giro, di corsa a casa incollati ancora alla radio per sentire le fasi finali. Il verdetto sancì, come noto, il successo di tappa a favore di Coppi con Magni nuova maglia rosa che la conservò nel conclusivo trasferimento al velodromo Vigorelli, di Milano (volatona vinta dallo svizzero Hugo Koblet). L'indomani a scuola mi attese il compito in classe di italiano dal titolo “Il passaggio del giro d'Italia a Bergamo”. Mai tema fu così gradito perché mi consentì di rivivere in ogni sua sfaccettatura le indimenticabili emozioni da poco vissute».

Arturo Zambaldo

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