«L'Atalanta ritrovi la fiducia
E più chiarezza di idee»

Polli, ha detto Colantuono dei suoi, riferendosi al primo e al terzo gol concessi alla Roma e che l'Atalanta sia stata “polla” ieri al Comunale è fuori discussione. Ma non è solo pollame da episodi. VOTA IL SONDAGGIO

Polli, ha detto Colantuono dei suoi, riferendosi al primo e al terzo gol concessi alla Roma e che l'Atalanta sia stata “polla” ieri al Comunale è fuori discussione. Ma non è solo pollame da episodi. Al di là della dinamica dei gol, dell'espulsione finale di Contini, del suo marchiano errore sull'1-1, della carta disperata Budan nel finale con attacco a tre torri e zero brividi per la porta giallorossa, restano sul campo un paio di faccende: la composizione della difesa e l'atteggiamento della squadra nella ripresa.

Agguantato il 2-2 con Livaja alla fine del primo tempo, nella ripresa l'Atalanta ha ricominciato come se la partita fosse virtualmente chiusa. Indietro tutta, in attesa della Roma sulla trequarti, complici il calo drastico del monumentale Livaja (ora imprescindibile) e gli stenti dell'applicato ma impalpabile Denis. Atteggiamento legittimo contro una squadra votata al contropiede e su un campo da sci, pericoloso contro un avversario incerto in difesa ma portato a fare la partita qual è in effetti la Roma, anche su un campo da sci.

Il risultato è che il 3-2 di Torosidis non è stato un meteorite ma l'effetto della progressiva pressione giallorossa e del costante rattrappimento nerazzurro, tant'è che poco prima del patatrac Consigli era volato come una libellula sulla capocciata di Pjanic. E siccome l'unica palla-gol atalantina nella ripresa è il colpo di testa di Lucchini su angolo, l'idea di “gestire” la partita si è rivelato l'ennesimo boomerang. Anche perché, seconda questione, ieri la difesa ha ballato paurosamente pure al centro, dove nelle ultime gare, a eccezione di Torino, il ruvido duo Stendardo-Canini era stato puntuale pur senza fare poesia.

Da qui il dubbio: ma allora perché cambiare anche al centro, dovendo già farlo coi terzini, viste le necessarie staffette Raimondi per Scaloni (o Bellini) e Brivio per Del Grosso? E perché con un debuttante assoluto, Contini, esperto se c'è n'è uno, ma con zero minuti accanto a Stendardo, salvo ripescare nel finale Lucchini? Certo, gli errori individuali sono stati decisivi, ma l'impressione è che più degli appelli a “mangiarsi” le zolle, all'Atalanta occorra ritrovare fiducia e chiarezza di idee.

Attendere confidando nelle disgrazie altrui (il Pescara con la Lazio stasera, il Bologna con la Fiorentina domani) è il segno dei tempi grami, ma siccome così è, nelle prossime due settimane col Siena in Toscana e col Pescara al Comunale l'Atalanta può far saltare il banco. Ma per riuscirci ora urge prendere a calci nebbie, titubanze e soluzioni estemporanee, usare la testa e non solo la pancia e giocarsela davvero.

Simone Pesce

© RIPRODUZIONE RISERVATA