Atalanta, un nuovo gioiello giovane
Scopriamo insieme Lath Latte - Video

Il 18enne ivoriano ha conquistato tutti mercoledì sera contro la Juventus, segnando pure una rete.

È il nuovo gioiello della cantera nerazzurra, alla sua terza presenza nel calcio che conta ha fatto goal nientemeno che allo Juventus Stadium: si chiama Emmanuel Lath Latte e aveva già colpito al suo esordio assoluto contro la Cremonese lo scorso agosto. Ivoriano di nascita, classe 1999 (ha compiuto 18 anni il 1° gennaio), la sua famiglia è emigrata in Italia e pare che il ragazzo sia al lavoro per ottenere la cittadinanza, il che gli spalancherebbe le porte delle selezioni giovani azzurre visto l’indubbio talento. Per Gianluca Di Marzio il centrocampista nerazzurro ricorda Gervinho, già visto alla Roma e (soprattutto) all’Arsenal.

«Quando sono nato mio padre era venuto in Italia, nel cremonese, a cercare fortuna e lavoro: ha cominciato lavorando in un’azienda di farina, poi facendo le pulizie nei condomini. Nel 2008 ha potuto fare il ricongiungimento familiare e così a febbraio l’abbiamo raggiunto io, mia mamma e le mie due sorelle. In Italia ho avuto le mie prime scarpe da calcio, anche se all’inizio facevo fatica a usarle tanto ero abituato a giocare scalzo. Ho cominciato nell’Esperia, ma dopo 9 mesi mi aveva già preso l’Atalanta» racconta in un’intervista al sito dell’Atalanta, lo scorso novembre.

L’Atalanta lo ha scoperto mentre giocava a Cremona con l’Esperia, una squadra locale. Pare che ad un certo punto di un’amichevole a Zingonia abbia lasciato sul posto un avversario con un doppio dribbling, roba che a 10 anni non si possono permettere tutti. Entra così nella grande famiglia nerazzurra e comincia a percorrere tutta la trafila delle giovanili: nei giovanissimi nazionali vince il premio «Piermario Morosini» nel dicembre 2013, poi passa all’Under 17 ed è la consacrazione.

«Ho cominciato l’anno scorso scrivendo su un foglio gli obiettivi che volevo raggiungere. L’avevo appeso nella mia camera alla Casa del Giovane così ogni mattina lo leggevo e mi davo la carica. Diventare capocannoniere e raggiungere la finale scudetto per provare a vincerlo erano i miei obiettivi e li ho centrati entrambi».

E quelli nuovi? «Migliorare la fase difensiva, chiudere l’andata con almeno 8 gol (del torneo Primavera - ndr), impegnarmi anche al di fuori del calcio (alimentarmi bene, riposare), finire l’ultimo anno di scuola e prendere il diploma».

Con tanto amore verso quell’Atalanta che «oltre a crescermi come calciatore ha aiutato tanto sia me che la mia famiglia. E ci tengo a ringraziare anche tutti i mister che ho avuto perché mi hanno insegnato tantissimo, in campo e fuori. Mi ritengo davvero molto fortunato perché mi rendo conto che molti ragazzi vorrebbero essere al mio posto, quindi cerco di sfruttare questa opportunità impegnandomi in ogni singolo allenamento con ancora più voglia per cercare di realizzare il mio sogno: esordire in Serie A con l’Atalanta e diventare un calciatore professionista». Mercoledì a Torino un primo importante passo, e la rete del 3-2: «Quando ho realizzato che il pallone era finito alle spalle di Neto ho guardato tre volte il fondo della rete per sincerarmi che fosse tutto vero. Quando i compagni mi hanno abbracciato sono tornato in me ed ho pensato subito ai miei genitori che tanti sacrifici hanno fatto e fanno per me, e dentro ho avvertito finalmente una gioia grande. Ho fatto il primo passo ed in modo eccellente, ma davanti ho ancora tutto da fare per cui devo solo lavorare e far sì che il mister mi dia ulteriori possibilità, ovviamente meritandole».

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