Italia, un esordio super (anche in tv)
Ma occhi aperti: venerdì c’è la Svezia

Euro 2016. Esordio da incorniciare per gli azzurri nella partita con il Belgio, vinta per 2 a 0, ma nella testa c’è già la prossima sfida da preparare: venerdì 17 giugno alle 15 si gioca con la Svezia. Ascolti da record per la partita del debutto: 15 milioni 513 mila spettatori e il 52.66% di share.

«Dobbiamo fare qualcosa di straordinario e non di ordinario se vogliamo andare lontano» (Conte); «Siamo meno scarsi di prima» (Buffon); «Abbiamo le palle quadrate» (Bonucci); «Siamo stati schiacciati tatticamente» (Courtois). Queste le frasi più significative del dopo-Belgio. Si temeva di dover cedere a un avversario che avevamo dipinto come la squadra delle meraviglie, capace di seppellirci di gol, invece l’Italia è una delle squadre che ha debuttato meglio all’Europeo.

Intendiamoci: la squadra azzurra non si è dimostrata certo perfetta, ma ha lottato alla pari con quella di Wilmots, ha giocato discretamente bene e, soprattutto, ha ritrovato i gol: nelle ultime 11 gare ha segnato e in questo periodo (Scozia, Finlandia, Belgio) non ha subito reti, segnandone cinque. È una notazione importante, visto che in novembre ne avevamo presi tre dai belgi e il pessimismo regnava sovrano. Una bella «sorpresa» degli azzurri di Conte. Ora l’importante è non illudersi di essere i più bravi degli Europei perché non è vero. È stato essenziale cominciare bene: l’avvio favorevole potrebbe portarci addirittura a vincere il girone, il che ci aprirebbe la strada verso un ottavo da giocare contro una seconda. Ogni tanto il calcio italiano fornisce delle sorprese e le previsioni nere lasciano spazio a risultati positivi.

Antonio Conte è raggiante, la sua Italia ha dimostrato carattere e organizzazione di gioco, ne ha rifilati due al quotatissimo Belgio («per me resta ancora tra le candidate al titolo, è una squadra fortissima», ha detto il ct nel dopo-partita), ma deve già voltare pagina. Non c’è nulla da festeggiare, solo da portare avanti un lavoro che ha dato i primi frutti, ma non è questo il raccolto che l’allenatore salentino vuole portare a casa. Da oggi è già testa alla Svezia e lo dimostra anche il programma annunciato nella tarda serata di ieri, al termine della conferenza stampa di Lione: alle 11.45 allenamento al Bernard Gasset di Montpellier aperto ai giornalisti solo per i primi 15 minuti. Del resto fra tre giorni si gioca, c’è la seconda sfida contro la Svezia di Ibrahimovic, Conte vuole mettere subito al sicuro la qualificazione anche perché non ha dimenticato quel che successe due anni fa in Brasile, quando l’Italia di Prandelli debuttò vincendo e convincendo contro l’Inghilterra, ma poi fu eliminata: «quella ferita deve bruciare ancora sulla mia pelle e su quella dei ragazzi».

Sono stati 2 lampi di Giaccherini e Pellè a illuminare lunedì 13 giugno la notte azzurra a Lione, accendendo così le speranze di un inopinato europeo da protagonista per l’Italia da tutti snobbata alla vigilia. In una serata dalle strane suggestioni, anche climatiche (prima un diluvio tropicale, poi l’aria tersa del nord) la squadra di Conte viene a capo dell’impegno presumibilmente più difficile del girone, quello con i belgi secondi nella classifica mondiale Fifa, anche al di là del 2-0 finale firmato dal piccolo bolognese e dal calabrese emigrato in Inghilterra. Trasformano la sfida in un lunghissimo corpo a corpo calcistico contenendo i tanto decantati talenti belgi, gli azzurri: ma non sfigurano affatto. E anzi ai punti meritano pienamente una vittoria che li porta sorprendentemente alla ribalta della rassegna continentale, oltre a garantire quasi la qualificazione agli ottavi di finale.

Ma l’Italia vista lunedì se manterrà le promesse non dovrà certo puntare al passaggio del turno con il ripescaggio delle terze classificate, per il quale potrebbero bastare tre punti: è, al contrario, con la Germania campione del mondo l’unica rappresentativa a non avere vinto di misura. E soprattutto è apparsa una squadra: con limiti tecnici evidenti, ma con un carattere e una personalità che si esaltano nei difensori e nel metronomo-gladiatore De Rossi oltre che nella vivacità di Candreva. E in un torneo breve come l’europeo, Conte lo sa bene, certe alchimie bastano a fare tanta strada. Nonostante l’operazione segretezza lanciata dal Ct alla vigilia, l’Italia si è presentata in avvio nella formazione ampiamente prevista: un 5-3-2 furbo (in quanto flessibile negli esterni che erano deputati a scalare e a regalare all’occorrenza a Buffon un difensore in più) imperniato nella difesa juventina con a centrocampo il redivivo De Rossi a contrastare le iniziative avversarie, oltre che a dare i tempi del gioco. Modalità, queste, recepite dagli interni Parolo e Giaccherini e dagli esterni Candreva e Darmian, mentre in avanti giostrava la coppia di gran parte del girone di qualificazione, Pellè ed Eder. Wilmots aveva risposto con un 4-2-3-1 nel quale non trovava posto un giocatore della caratura di Mertens, e questo dava il senso dell’abbondanza di talento tra le fila degli avversari degli azzurri.

E però oltre alla qualità tecnica nel calcio contano tattica e personalità, così nel primo tempo l’Italia riusciva a imbrigliare in una sorta di match continuo i belgi: magari andavano anche all’angolo, gli azzurri, ma non rischiavano mai il colpo del ko. Perché la manovra belga, impantanata nella densità a centrocampo degli azzurri, non fluiva e riusciva a produrre solo un paio di tiri pericolosi da lontano, entrambi di Nainggolan, di gran lunga i migliore dei suoi nella prima fase: al 10’ era bravo Buffon a deviare in angolo, al 22’ la palla calciata dal romanista finiva direttamente fuori, anche se di poco. L’Italia per parte sua si faceva viva dalle parti di Courtois con un tiro vero per la prima volta al 29’ (Pellè calciava a giro, palla a 50 centimetri dal palo. Poi però trovava il colpo d’incontro, potentissimo: un lancio da quarterback di Bonucci attivava in area Giaccherini, bravo a sfruttare un’indecisione di Alderweired: stop perfetto di sinistro del bolognese, e tocco vincente di destro sull’uscita di Courtois. Insistevano, gli azzurri: e mancavano di poco il raddoppio, prima con una botta di Candreva parata e poi con uno sciagurato colpo di testa di Pellè, liberato da Parolo. Ma chiudevano il tempo inopinatamente in vantaggio. La ripresa si apriva con un paradosso: un errore di Darmian in attacco innescava un contropiede bega che portava al tiro da solo davanti a Bffon Lukaku, il cui tiraccio apriva il cuore dei tifosi azzurri alla speranza. Un minuto dopo Pellè falliva anca la realizzazione da due pass su cross di Candreva (bravo anche Courtois in tuffo).

Conte decideva comunque che la sofferenza di Darmian sulla sinistra era troppa, e lo sostituiva al 13’ con De Sciglio. Wilmots replicava sostituendo Nainggolan con Mertens e si meritava fischi fortissimi dai suoi tifosi. Poi ci provava inserendo Origi e Carrasco, e Conte replicava puntando su Immoble al posto di Edere Thiago Motta per un De Rossi monumentale. Il Belgio premeva, ma trovava un’opportuntà vera solo al 37’ su cross di Hazard spizzato malamente da Origi. Poi al 39’ Courtois salvava su gran tiro di Immobile, lanciato in contropiede, replicando la prodezza su tocco ravvicinato di Parolo un minuto dopo. Ma il raddoppio azzurro, meritato, era solo rinviato: in pieno recupero Candreva innescava Pellè che da due passi al volo di destro dava il via alla festa dei sostenitori italiani.

Un esordio, dicevamo, ad incorniciare, che è stato seguitissimo anche in tv: la partita Belgio-Italia ha raggiunto 15 milioni 513 mila spettatori e il 52.66% di share

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