La morte di Astori. Ciao, capitano!
Su L’Eco 8 pagine dedicate a Davide

Il dramma che ha colpito, la famiglia di Davide e ha lasciato sgomento non solo il mondo del calcio. Chi era il giovane calciatore bergamasco in uno speciale di otto pagine su L’Eco di Bergamo in edicola lunedì 5 marzo.

Di strada ne ha fatta, Davide Astori. Col sacrificio, cioè con la tempra brembana, oltre che col talento.

Era nato a San Giovanni Bianco il 7 gennaio del 1987, ma l’infanzia e la vita sono legate a San Pellegrino. Lì ha mosso i primi passi nel calcio, parabola splendida che non ha mai però incrociato l’Atalanta: Pulcini ed Esordienti appunto nel San Pellegrino, poi il «saltino» nel Ponte San Pietro, dove rimane tre stagioni. Nel 2001 lo prende invece il Milan, società di cui il Ponte è «satellite», e in rossonero percorre la trafila sino alla Primavera, anticamera del pallone vero: nella stagione 2006/07 è in prestito al Pizzighettone, in serie C1, dove a 19 anni trova quasi subito continuità, quindi l’anno dopo - sempre in prestito - passa alla Cremonese, stessa categoria. La scalata è rapida, le 10 presenze in A della prima stagione sbocciano nelle 34 dell’annata successiva: in tutto, un romanzo cagliaritano fatto di sei stagioni, 179 gettoni totali, 3 gol. È durante l’epopea rossoblù che conosce la maglia azzurra della nazionale maggiore, dopo le parentesi giovanili: Prandelli punta su di lui, lo convoca nell’estate 2010 e lo lancia il 29 marzo 2011, in amichevole a Kiev, fino ad arruolarlo per la Confederations Cup del 2013 chiusa col bronzo (14 le presenze complessive di Astori in nazionale). Il grande salto, quello con la Roma, non va benissimo: nella Capitale arriva in prestito nel 2014/15, gioca pure in Champions, ma non verrà riscattato.Da lì, la rinascita a Firenze: quattro stagioni, la fascia di capitano, la maglia azzurra ritrovata, infine la tragedia.

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