Snowboard: Moioli campione del Mondo
Dedica all’Italia e al nonno malato di coronavirus

L’alzanese si è confermata la più forte nella sua specialità, ma il titolo quest’anno ha un valore molto più grande.

Voleva vincere, come fa sempre da anni ormai. Ma stavolta quella coppa la doveva alzare al cielo per l’Italia, per la sua Bergamo, per un Paese travolto dall’epidemia del coronavirus, per nonno Antonio che sta combattendo la sua battaglia contro il covid 19: Michela Moioli non ha tirato giù una lacrima quando a Veysonnaz ha sfrecciato sulla tavola davanti a tutte prendendosi di forza il terzo trofeo di cristallo dello snowboard. Le bastava solo gareggiare, tanto era il vantaggio sulle avversarie: ma nonostante una situazione emotiva decisamente particolare, sulle nevi svizzere, una sorta di oasi ancora libera dagli stop che hanno di fatto fermato tutto lo sport internazionale, l’olimpionica ha voluto metterci tutto per vincere anche nelle finali di Veysonnaz.

“Forza Italia» ha urlato prima della batteria finale, e poi la bergamasca dell’Esercito ha disegnato le solite traiettorie perfette che le hanno consentito di prendersi la terza gara stagionale sulle sei in programma.

L’ennesimo trionfo per la 24enne azzurra che, oro olimpico due anni fa a Pyeongchang, conquista il sigillo numero 13 e il 30esimo podio nella sua carriera: nulla da fare per l’australiana Belle Brockhoff, l’unica che ha provato ad infastidirla nel corso di una stagione trionfale, ma alla fine staccata nelle generale di ben 1300 punti. Una coppa dominata dalla prima all’ultima gara, e un finale reso difficile per la situazione che sta vivendo l’Italia, in modo particolare la sua Lombardia. Pochi giorni fa l’azzurra aveva dedicato un lungo post sui social ai nonni Antonio e Adriana: lui classe ’35 ha contratto il virus ed è - come ha raccontato la Moioli - “ricoverato a Bergamo, positivo al coronavirus. Ha 84 anni, è solo e nessuno può andare a trovarlo. Non lo vedo da tre settimane e spero di poterlo vedere ancora. Spero che il suo cuore e i suoi polmoni siano più forti di questo virus, spero che tenga duro. Questo virus ci mette in ginocchio, lasciando il vuoto anche dentro di noi». In Svizzera ha tenuto a bada le lacrime e si è lanciata per regalare un sorriso all’Italia. «Non potevo concludere meglio - spiega la bergamasca del Centro Sportivo Esercito - Sapevo di avere la coppa in mano, ma ci tenevo a finire in crescendo, e vincere per tutta la mia gente.

E’ stata una finale molto dura e spettacolare, sono dispiaciuta che molte atlete non fossero presenti, questa Coppa del mondo la considero come la mia terza figlia, sognata nell’intera stagione, ad ogni gara. L’intero team ha sempre lavorato al massimo, sapevo che ormai il risultato era cosa fatta ma ho voluto finire con una vittoria per legittimare la mia superiorità contro avversarie forti come Samkova, Brockhoff e Trespeuch. E’ un trionfo dedicato all’Italia, un bel momento da regalare al mio Paese che sta vivendo un momento di difficoltà, spero di avere portato un pizzico di serenità. Il miglior momento dell’anno è stato a Cervinia, quando ho vinto davanti ai miei familiari e ai miei tifosi e amici. I giorni più difficili sono stati quelli in cui sono stata costretta a rimanere lontana dai miei affetti a causa di quanto sta succedendo e quando ho rischiato di non correre settimana scorsa a Sierra Nevada.

Invito i miei connazionali a tenere duro, stavolta non mi commuovo perché noi siamo più forti». Niente lacrime, la coppa al cielo, un pensiero e un sorriso per l’Italia intera.

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