Bruegel, nuovo indice Ue del gas da gennaio, vicino a Jkm

Tagliapietra (Bruegel) . "La Commissione europea sta pensando a un price cap dinamico al Ttf fino alla fine dell'anno. Non un meccanismo di riduzione istantanea del prezzo, ma un meccanismo di salvaguardia, un 'backstop' che entri in funzione solo quando c'è grande volatilità, coem ad agosto. Da gennaio dovremmo avere un nuovo indice europeo del Gnl, un benchmark più vicino al Jkm dei mercati asiatici, quelli in concorrenza con noi. Per i gasdotti invece la Commissione ritiene preferibile non mettere limiti, e andare a trattare sul prezzo con i paesi fornitori, Norvegia e Algeria in primis". Lo spiega all'ANSA Simone Tagliapietra del think tank politico-economico Bruegel, con sede a Bruxelles.
Per Tagliapietra "il price cap dinamico che si vuole mettere è merito della spinta dell'Italia. Non è una cosa da poco. Non è quello che volevamo noi, ma non è neanche il nulla che ci sarebbe stato senza di noi".
"La bozza all'esame della Commissione pone molta attenzione agli acquisti comuni di gas - spiega l'esperto -. La piattaforma di acquisti comune è la prima proposta. Nell'inverno 2023-2024 sarà ancora più difficile procurarsi il Gnl rispetto ad ora, perché la Cina consumerà più metano e la competizione globale sarà molto forte. Per questo sarà necessario presentarsi uniti sul mercato. Di qui l'obbligatorietà per i 27 di passare per la piattaforma almeno per il 15% degli stoccaggi. Questa facility funziona solo se tutti partecipano".
"Il principio fondamentale della proposta della Commissione è che si può riequilibrare il mercato solo abbattendo la domanda - spiega ancora Tagliapietra -. Il modello spagnolo di un tetto al prezzo del gas utilizzato per la generazione elettrica non viene considerato replicabile nella Ue, perché porterebbe ad un aumento del consumo del metano, che invece si vuole ridurre".

Tabarelli (Nomisma Energia) . "Il costo del gas in Europa non si riduce mettendo un limite al Ttf, magari facendo riferimento ad altri mercati lontani, come l'Henry Hub americano, il Jkm dell'Estremo Oriente, o anche il petrolio Brent. Il prezzo è il risultato della domanda e dell'offerta. Se vuoi ridurlo, devi intervenire sui fondamentali: aumentare la produzione europea e ridurre i consumi". Lo spiega all'ANSA il presidente di Nomisma Energia, Davide Tabarelli.
"Trovo scandaloso che non si chieda a Norvegia, Olanda e Italia di produrre di più - prosegue Tabarelli -. E trovo scandaloso che non si pensi a un serio piano di razionamento, con un Supercommissario europeo che dica quali attività devono chiudere e quali no. La crisi andrebbe militarizzata, riconoscendo che siamo in economia di guerra. Il price cap è solo un modo per confondere le idee. Quelli che contano sono i fondamentali. Bisogna usare più carbone e legna per produrre energia, bisogna allentare in modo temporaneo le normative ambientali. In Italia, la centrale a carbone di La Spezia dovrebbe ripartire subito".
Per Tabarelli "la piattaforma europea di acquisto del gas vuole dire nazionalizzare l'attività delle nostre compagnie. E poi, per modificare i contratti con paesi come Norvegia e Algeria ci vogliono anni, con il rischio di penali da miliardi.
Ci abbiamo messo dieci anni per convincere questi paesi a inserire i prezzi del Ttf nei loro contratti, perché erano più convenienti dell'indice del Brent. E ora all'improvviso diciamo loro che il Ttf non va più bene... I paesi produttori vedono la piattaforma unica di acquisto come un atto ostile. E la Ue è troppo debole per imporre un monopsonio (mercato con un unico compratore, n.d.r.)".

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