Caravaggio: sparò a ladro in giardino
I giudici: «Una reazione inevitabile»

«Ha sparato per spaventare i ladri, non per uccidere», era stata la principale motivazione con cui il gup Ezia Maccora due anni fa aveva assolto Angelo Cerioli, il commerciante 54enne di Caravaggio che la notte del 25 novembre 2012, mentre i ladri gli stavano sfondando la vetrina del negozio sottostante, aveva sparato due colpi di pistola centrando Dumitru Baciu, romeno di 46 anni.

La corte d’appello di Brescia, nel confermare l’assoluzione il febbraio scorso, è andata oltre, parlando di «reazione inevitabile». Cerioli aveva sparato perché - si legge nelle motivazioni alla sentenza d’appello - «riteneva ragionevolmente che gli aggressori stessero per entrare in casa».

Sentendo i colpi di mazza ferrata, il commerciante temeva infatti che i malviventi stessero abbattendo la porta che divide l’esercizio dall’abitazione, dove - oltre a lui - c’erano la moglie e le due figlie, tutte terrorizzate. Così, era corso a prendere le armi dalla cassaforte, scegliendo la pistola «meno letale e insidiosa», per utilizzarla «correttamente» e «a solo scopo intimidatorio», «sparando verso una parte lontana dall’aggressore che stava sfondando la vetrata».

Cerioli esplose due proiettili verso la piscina, colpendo Baciu, che presumibilmente si stava allontanando con la refurtiva (sei motoseghe). Perché non fare fuoco verso l’alto, se voleva davvero solo spaventare? La corte d’assise ribadisce il concetto già espresso dal gup. Ha sparato verso il basso «perché la presenza di una tettoia e la presenza di campi non abitati rendeva tale scelta la meno pericolosa».

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