Un anno fa la tragedia di Pioltello
«Non sono più riuscita a prendere il treno»

Pioltello un anno dopo. La figlia di una delle vittime: «Continuo a studiare Medicina come avrebbe voluto mia mamma. Quel giorno ero a Milano per un esame».

Anche lei domani parteciperà alla ricorrenza della tragedia in cui ha perso la vita la madre. Ma a Pioltello non arriverà in treno: «Non voglio ripercorrere quell’agonia minuto per minuto, non ci tengo proprio».

A parlare è Valentina Tagliaferri, di Caravaggio, studentessa di Medicina di 23 anni, figlia di Ilda Milanesi, una delle tre vittime dell’incidente ferroviario del 25 gennaio 2018, in cui hanno perso la vita anche Pierangela Tadini, 51 anni, pure lei di Caravaggio, e Giuseppina Pirri, 39 anni, di Capralba (Cremona).

Caravaggio è stato il paese più colpito dalla tragedia. Per questo è previsto alle 6,15 un momento di raccoglimento in stazione, dove sono state posizionate pietre della memoria intitolate alle due defunte della città.

Dopodiché tutti i presenti saliranno sul treno 10452 delle 5,32 da Cremona che, a memoria di quanto accaduto, fermerà in via straordinaria alla stazione di Pioltello, dopo la quale un anno fa era deragliato.

Valentina non sarà tra di loro. L’ultima volta che è salita su un treno era il 22 gennaio 2018, tre giorni prima della morte della madre che, al momento della tragedia, si stava recando all’istituto Neurologico Besta di Milano, dove lavorava come dirigente medico. Dopo il 25 gennaio non ne ha più preso uno: «Da allora – spiega – non me la sento più».

La studentessa ricorda bene quel terribile giorno. Era all’università per sostenere un esame: «Avevo superato il primo orale – racconta –. In attesa di sostenere anche il secondo, ho guardato le notizie sul cellulare e ho visto dell’incidente ferroviario. Non sapevo di preciso se mia madre fosse sul treno deragliato. Però ho capito che qualcosa non andava quando ho provato a chiamarla al cellulare e al lavoro senza avere risposta».

La ventitreenne è stata poi informata di quanto accaduto dal padre, Marco Tagliaferri, dottore dell’ospedale di Treviglio, che, intorno alle 11, è poi andato a prenderla a Milano in università. Il secondo esame era rimasto un appuntamento in sospeso, che Valentina ha voluto chiudere in fretta, con successo, solo una settimana dopo, dimostrando una grande forza d’animo. Quella stessa forza d’animo che, nonostante il dramma che ha dovuto affrontare, l’ha spinta anche dopo a procedere regolarmente nel suo piano studi: «Mia madre – sostiene Valentina – ci teneva molto alla mia laurea. Non posso deluderla». Superati i primi giorni di choc seguenti alla tragedia, Valentina e il padre, «sostenendoci a vicenda» ricorda, hanno cercato di vivere rispettando le tradizioni di famiglia: «A mia madre – racconta ancora la studentessa – piaceva aprire la nostra casa a famigliari e amici. Così abbiamo continuato a farlo, ricevendo in cambio tanto affetto».

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