A Bergamo boom dei voucher
26 milioni di euro in un solo anno

Dovrebbero essere usati per pagare prestazioni occasionali, ma i sindacati denunciano che c’è chi ne approfitta per celare il «nero».

Nella Bergamasca lo scorso anno ne sono stati emessi per oltre 26 milioni di euro, in Lombardia nel 2015 hanno coinvolto quasi 208 mila lavoratori: sono i voucher, i buoni creati nel 2008 per poter pagare, senza ricorrere a sotterfugi fiscali, quelle attività definite «accessorie», come ad esempio le ripetizioni o le pulizie in casa, solo per fare alcuni esempi. In pochi anni, con la liberalizzazione, i numeri dei tagliandini sono esplosi, raggiungendo cifre da capogiro.

Per combattere il sommerso dei lavori accessori era stato messo a punto un meccanismo semplice: un buono che al datore costa 10 euro all’ora (compreso di quota Inps e Inail) di cui il beneficiario ne incassa 7,5. Poca burocrazia, con l’acquisto del tagliando da tabaccai, uffici postali, banche o tramite procedura online attraverso il sito dell’Inps, e l’incasso da parte del lavoratore, cambiando il voucher in contanti sempre attraverso procedura telematica, da tabaccai, uffici postali e banche. Il meccanismo ha dimostrato, in molti casi, di funzionare facendo emergere sacche di sommerso. In alcuni ambiti d’impiego – denunciano però i sindacati – si sono rivelati strumento per rimpiazzare forme contrattuali più tutelanti per i lavoratori o, addirittura, per celare ore pagate in nero.

© RIPRODUZIONE RISERVATA